Matteo Salvini la butta là così, senza enfasi: “2,2, 2,6, non ci attacchiamo ai decimali”. Ma per chi in queste settimane aveva sempre predicato “tireremo diritto” è una retromarcia non da poco: pur di evitare una severa procedura di infrazione, il cui solo annuncio potrebbe avere effetti pesantissimi sullo spread e sui risparmi, il governo italiano rinuncia al feticcio del deficit. Vero è che, se l’esito della trattativa sarà il 2,2% nel rapporto deficit/pil, Conte e Tria avranno ottenuto da Bruxelles qualche punto di flessibilità in più rispetto alle iniziali richieste europee. Ma il prezzo sulle promesse di Salvini e Di Maio ai rispettivi elettori sarà salato. È Valentina Conte a tirare giù le cifre: per reddito di cittadinanza e quota 100 ci sono 3,4 miliardi in meno, il che significa che le due riforme slitteranno o richiederanno requisiti ancora più rigidi e riguarderanno una platea sempre più ristretta. La svolta nei rapporti tra Bruxelles è Roma è tanto più significativa in quanto arriva nel giorno del via libera all’accordo su Brexit. Un’intesa che, come scrive Andrea Bonanni, mostra quello che l’Europa può fare quando è in grado di mostrare un volto unito e determinato.