Il sovranismo straccione dell’italietta.

I veri vincitori del vertice europeo

Dopo il vertice europeo di Bruxelles e lo scontro sul tema centrale dei migranti, è l’ora dei bilanci interni per il governo gialloverde sul risultato del summit. Matteo Salvini dalla nuova poltrona del Viminale fa trapelare il suo disappunto, anche se la linea con ministri e dirigenti, racconta Carmelo Lopapa, è di soddisfazione per l’operato di Conte che si è ritrovato solo contro tutti. Lo scetticismo è massimo nei confronti di Merkel e Macron, per cui Salvini si prepara già al prossimo appuntamento, l’incontro dei ministri degli Interni Ue l’11 luglio a Innsbruck, con l’intenzione di trasformarlo in una sorta di contro-vertice sull’immigrazione. “Col collega tedesco ormai in asse, Host Seehofer, coi padroni di casa e gli alleati di Visegrad intende guidare la coalizione dei duri e puri” scrive ancora Lopapa. E intanto annuncia, d’intesa col ministro delle Infrastrutture Toninelli, un’ulteriore stretta sulle attività delle Ong nei nostri porti.

Riguadagnando una prospettiva europea sul summit,appare evidente secondo Andrea Bonanni la vittoria politica degli xenofobi di Visegrad e l’immagine di un’Europa sempre più chiusa in se stessa. Che serra i confini marittimi, condannando a morte chi si mette in mare (è Alessandra Ziniti a raccontare, dopo l’ultimo naufragio con 100 vittime, l’inadeguatezza della macchina dei soccorsi di Tripoli), che disconosce l’operato dei volontari imbarcati sulle navi che salvano i naufraghi, che “rinnega la propria vocazione umanitaria e, con essa, un pezzo della propria anima”. Mentre i fatti “inchiodano l’Italia all’isolamento politico a cui l’ha condannata l’aggressività del nuovo governo populista. Le vecchie regole di Dublino restano in vigore e con esse, come ha osservato Macron, gli oneri che incombono sul Paese di prima accoglienza, cioè l’Italia”.

Ed è l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, intervistato da Alessandra Ziniti, a sottolineare quanto sia fragile l’accordo uscito dal vertice europeo, dove si è “abdicato ad una visione di carattere strategico. Si è ceduto su una questione di principio mentre rimangono obbligatorie le procedure di respingimento per i cosiddetti movimenti secondari che tanto stanno a cuore alla Germania, all’Austria, al gruppo di Visegrad”.

Il vero vincitore, in questo momento, è uno solo, come sottolinea Tonia Mastrobuoni: il sovranismo della sponda mitteleuropea. (Lara Crinò)