Il ritorno del Dalai Lama “Il futuro dell’umanità dipende da noi stessi”.

MARIA CRISTINA CARRATÙ
UNA folla multicolore, festante, multietnica e senza distintivi confessionali, arrivata da tutta Italia, ha accolto ieri il XIV Dalai Lama, in visita a Firenze dopo quasi vent’anni, accalcandosi sotto la pioggia ai cancelli del Mandela Forum e occupando tutti i 6 mila posti disponibili per l’evento che ha inaugurato la terza edizione del Festival delle religioni (con prosecuzione venerdi e sabato). A fare gli onori di casa, Sua Santità Tenzin Gyatso (che domani e giovedì sarà a Pisa, info: dalailama.it) ha trovato il sindaco Dario Nardella, che gli ha consegnato il Sigillo della pace, massima onorificenza cittadina, l’organizzatrice del Festival Francesca Campana Comparini, il direttore dell’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia Filippo Scianna, e la presidente della Rai Monica Maggioni, moderatrice di un incontro su La libertà nella regola, con lo stesso Dalai Lama e il fondatore della Comunità di Bose Enzo Bianchi, l’imam di Firenze e presidente della Unione delle comunità islamiche italiane Izzeddin Elzir, e l’ex rettore dell’Istituto universitario europeo Joseph Weiler.
Sorridente, con l’aria scanzonata di chi sa offrirsi agli altri al di là dei ruoli, ma anche molto severo sui grandi temi mondiali su cui è impegnato (fra cui l’autonomia del Tibet, per cui è contestato dalla comunità cinese internazionale, compresa quella italiana e toscana che ieri ha manifestato
in corteo a Piazzale Michelangelo, mentre in una pausa dei lavori al Mandela Forum il Dalai Lama ha avuto un incontro di quasi un’ora, a porte chiuse, con la comunità tibetana in Italia), la massima autorità religiosa buddista saluta il pubblico in standing ovation, stringe mani, tira affettuosamente la barba a Enzo Bianchi, dà il benvenuto all’attore Richard Gere, suo seguace arrivato a sorpresa al Mandela Forum, lancia una caramella alla piccola Florence, figlia di Francesca Campana, e nel suo intervento prende a esempio i bambini: «Non mettete mai troppa enfasi nelle differenze secondarie degli esseri umani», dice, «ma guardate nel profondo, dove siamo tutti uguali, come fanno i bambini che non distinguono razze e religioni».
«È terribile che le religioni, portatrici di amore e compassione, siano usate per i conflitti» insiste Tenzin Gyatso, invitando «i praticanti di ogni religione ad andare sempre al fondo della propria pratica, là dove c’è l’uomo ed è possibile l’incontro con gli altri». Avverte: il termine «terrorista religioso» non ha senso: «Perché quando uccidi non sei più religioso, né musulmano, né niente, sei solo un terrorista ». Ancora: «Senza pace interiore nel singolo individuo non può esserci pace genuina né fra le persone, né nelle nazioni, né nel mondo. Il futuro dell’umanità dipende da noi stessi».
In particolare, sottolinea, da una «riforma del sistema educativo, oggi tutto centrato sul materialismo, che punti sullo sviluppo delle doti interiori dell’individuo ». Nel public talk introdotto dal presidente della Regione Enrico Rossi, il Dalai Lama ha risposto a varie domande del pubblico, sulla meditazione, il futuro dei giovani, la donazione di organi, il cambiamento climatico, e perfino i femminicidi: «In un mondo improntato al materialismo, e a un’idea di felicità basata solo sui sensi», ha detto, «purtroppo non c’è esperienza interiore della felicità vera, basata sulla condivisione della mente».
Fonte: La repubblica, www.repubblica.it/