Il rilancio di 26 sindaci nella sfida con Siena

Card dei musei

Aldo Tani

 

Siena Il comune capoluogo da una parte, la provincia dall’altra. Dopo la netta chiusura dell’assessore Alberto Tirelli a una possibile collaborazione per far ripartire il settore turistico, la Fondazione Musei Senesi alza ulteriormente il tiro. Questa volta a rilanciare la palla nel campo avversario, sono 26 sindaci del territorio provinciale: firmatari di una lettera di sostegno all’ente che controlla 44 realtà museali tra capoluogo e centri periferici. «Se è vero che i Comuni del Senese hanno bisogno del capoluogo — si legge nel documento — è altrettanto vero che Siena ha bisogno dei Comuni della provincia. Dire no alla Fondazione è come dire no ai Comuni. E questa, per noi, è una scelta sbagliata di cui ciascuno si assume le proprie responsabilità».

La decisione menzionata nella missiva si riferisce alla bocciatura di una proposta di sinergia fatta dalla Fondazione su turismo e cultura: da mettere in pratica con un card polifunzionale, che avrebbe permesso al visitatore di muoversi in totale libertà su tutto il Senese. Un’apertura che non è stata neppure presa in considerazione dall’assessore al Turismo, che ha bollato l’azione portata avanti in questi anni dalla Fondazione come «un fallimento» e, a sua volta, ha proposto un carta simile da sviluppare anche con i Comuni limitrofi. Alla «Grande Siena» della cultura però vengono a mancare proprio i pilastri, perché quattro delle cinque amministrazioni vicine, Asciano, Castelnuovo Berardenga, Monteriggioni e Sovicille, rientrano tra i firmatari della lettera. La quinta, Monteroni d’Arbia, non fa parte della Fondazione, ma come ha sottolineato il sindaco Gabriele Berni, «condivido la misura e l’avrei sottoscritta». Tra chi è rimasto fuori, c’è Andrea Marchetti, primo cittadino di Chianciano Terme, da tempo critico con la Fondazione: «Abbiamo deciso di restare dentro questo organismo, ma si può e deve fare meglio». Che il centro termale sia guidato da una lista civica di centro-destra non è un fattore di poco conto, perché come rilevato dal presidente Alessandro Ricceri,«lo scontro con Siena nasce da una questione politica». Tirelli ha negato che il «no» sia dovuto a una scelta di campo, ma è oggettivo che l’uscita di Siena dalla Fondazione sia arrivata sotto la giunta De Mossi, nell’ottobre dello scorso anno. Non un addio in silenzio, al punto che nella lettera i sindaci ritornano sullo strappo: «Resta l’amarezza di fronte al potenziale che il territorio potrebbe esprimere, anche attraverso FMS, nella collaborazione scontata e necessaria con la città capoluogo: una visione di complementarietà e sostegno reciproco che dovrebbe guidare la coscienza di ogni amministratore. Ma che, se non corrisposta, non impedirà certo ai nostri progetti museali, culturali e turistici, di proseguire». Ognuno però per la propria strada.

 

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