Il progetto di Landini piace al 10% degli italiani.

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di Nando Pagnoncelli

Il progetto di Coalizione sociale, lanciato da Maurizio Landini insieme ad alcune associazioni, si propone di rappresentare le istanze del mondo del lavoro e di dare voce a quella domanda di giustizia sociale che oggi non è ascoltata. Quasi un italiano su due (47%) pensa che sia un’iniziativa utile perché il nuovo soggetto si occuperebbe di temi considerati importanti ma privi di un’adeguata risonanza, mentre il 30% ritiene che, nel bene o nel male, se ne facciano già carico le attuali forze politiche e sociali e non ci sia bisogno di un nuovo soggetto. L’utilità del progetto viene riconosciuta da tutti gli elettorati, con valori percentuali molto simili, soprattutto tra gli elettori del M5S, di Forza Italia e del Pd.
Il consenso all’iniziativa non significa automaticamente riconoscere un ruolo politico al sindacato: infatti, solo il 32% ritiene che debba confrontarsi da pari a pari con le forze politiche mentre la maggioranza assoluta (53%) è di parere opposto. L’opinione pubblica sembra dunque avere le idee chiare: giudica opportuno rappresentare le istanze di giustizia sociale presenti nel Paese (i temi del lavoro e della protezione sociale sono ai primi due posti nelle priorità degli italiani), ma preferisce mantenere distinto il ruolo del sindacato da quello della politica. E Landini sembra esserne consapevole distinguendo tra «ruolo politico», che rivendica, e «soggetto politico», che sembra escludere, anche se i dubbi sulle sue vere intenzioni rimangono: non è chiaro se si tratti del tentativo di assumere la leadership della Cgil oppure se intenda dar vita a un nuovo movimento che si collochi alla sinistra del Pd e riunisca il frastagliato mondo dell’associazionismo, dei centri sociali e degli attuali piccoli partiti di sinistra.
In altre parole, un soggetto che si ispiri all’esperienza ellenica di Syriza, vincitrice delle elezioni greche nel gennaio scorso, o a quella spagnola di Podemos che i sondaggi danno in forte crescita.
Qualora Coalizione sociale dovesse diventare un partito, il 10% guarderebbe a esso con molta simpatia, il 24% con qualche simpatia mentre il 43% non avrebbe alcuna simpatia. I simpatizzanti sono fortemente caratterizzati in termini di età (sono soprattutto i più giovani e gli studenti), di istruzione (i laureati), di ceto professionale (in particolare i quadri e ceti medi impiegatizi) e di residenza (regioni settentrionali). I ceti più popolari e quelli più esposti alla crisi, a differenza di quanto registrato a novembre, non mostrano particolare simpatia per un eventuale nuovo partito di sinistra e le casalinghe fanno segnare il più elevato tasso di antipatia (oltre 60%).
Ancora una volta va ricordato che non si deve confondere la simpatia con il comportamento di voto. E gli orientamenti di voto possono cambiare in relazione alle coalizioni, ai leader che le guidano, al clima sociale ed economico e, soprattutto, alle leggi elettorali. Se si dovesse votare con il cosiddetto Consultellum (sistema proporzionale senza premio di maggioranza) un partito di sinistra potrebbe aspirare ad entrare in una coalizione di governo guidata dal PD, da tempo in testa nei sondaggi, allargando in tal modo l’elettorato potenziale. Viceversa, se venisse approvato l’Italicum che prevede il premio di maggioranza al partito che supera la soglia del 40% (o il ballottaggio) è probabile che un partito di sinistra, destinato all’opposizione, possa risultare poco attrattivo e demotivare gli elettori potenziali. Per questo i sondaggi, soprattutto a distanza dalle elezioni, vanno maneggiati con cura.