Taccuino
Pietro Grasso ci sarà. Non lo ha ancora annunciato perché domani l’aula di Palazzo Madama darà via libera alla legge di stabilità e fino a quel momento il presidente del Senato vuol essere sicuro del risultato e non vuol dar pretesti per polemiche politiche. Ma da domenica 3 dicembre, quando interverrà all’assemblea di Mdp, Sinistra italiana e Possibile, Grasso, ufficializzando la scelta che in cuor suo ha maturato da tempo, diventerà candidato – il candidato numero uno, verrebbe da dire – della lista di sinistra avversaria di Renzi e del Pd. Laura Boldrini invece non andrà all’assemblea. In parte per le stesse ragioni che hanno convinto Grasso a ritardare il suo annuncio fino alla vigilia: la legge di stabilità licenziata dal Senato infatti arriverà alla Camera e ci resterà un paio di settimane, per essere discussa, emendata, approvata e infine rispedita al Senato per il voto finale. E anche Boldrini è consapevole che in questi giorni il suo principale dovere è assicurare che l’iter parlamentare proceda senza intoppi. Ma non è affatto escluso che dopo quest’adempimento anche la presidente della Camera decida di candidarsi con il pezzo di sinistra che ha Renzi come nemico. L’ipotesi di una sua candidatura con Pisapia e Campo progressista, che sembrava più concreta prima della pausa estiva, quando l’iniziativa dell’ex sindaco di Milano puntava ancora a federare tutto il centrosinistra rimasto fuori dal Pd, sembra ormai sfumata. E per Boldrini il richiamo della sinistra radicale, vendoliana, che l’aveva eletta la prima volta alla Camera, potrebbe rivelarsi decisivo. A differenza di Grasso, che a chi glielo ha chiesto ha spiegato che si è sentito spinto fuori dal Pd dalle scelte del vertice renziano ultima, far votare un testo fotocopia della legge elettorale, senza consentire un minimo di dibattito al Senato -, Boldrini non è stata tirata di qua e di là, né ha avuto il problema di rompere con il Pd, dato che non ne aveva mai fatto parte. I suoi vecchi compagni domenica vorrebbero anche lei all’assemblea che darà il via alla campagna elettorale. Ma è comprensibile che lei mantenga le sue riserve, per il dovere istituzionale che la aspetta e perché è chiaro che quello sarà il «Grasso day», la star del giorno sarà il suo dirimpettaio di Palazzo. Così alla fine i due presidenti delle Camere saranno candidati dell’opposizione. A meno che, ma sarebbe davvero una sorpresa, Renzi, e non solo Pisapia, trovi il modo per bussare alla porta della Boldrini.
La Stampa – MARCELLO SORGI – 29/11/2017 pg. 7 ed. Nazionale.