«Il governo ci fa combattere con armi spuntate»

«Il dl del 5 gennaio dà la linea di marcia per la scuola in presenza» ha ripetuto ieri il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. «Se attraversiamo una fase di crescita galoppante dei positivi, fino a fine gennaio la situazione sarà difficile – spiega Roberta Fanfarillo, responsabile nazionale dirigenti scolastici Flc Cgil -. Andiamo avanti a fatica, a tutti i costi, rischiando anche di contagiarci».

Bianchi ha dichiarato che lunedì solo il 6% dei professori e il 4,5% degli studenti era in quarantena.
La situazione risulta più problematica rispetto ai dati rassicuranti del ministro. In regioni come Piemonte, Veneto, Lazio, abbiamo avuto percentuali più alte, in alcuni casi tra il 18 e il 20%. Lunedì era una giornata di riavvio, si sono registrati casi già presenti prima delle vacanze. Un report più significativo lo avremo tra 4 o 5 giorni.

Le nuove norme sulle quarantene vi preoccupano?
Nella primaria con un solo caso la classe è sottoposta a sorveglianza: i bambini devono fare il tampone a tempo zero, cioè appena si ha notizia del positivo. Una procedura presente già nella circolare del 3 novembre, quando i contagi non erano così alti, per consentire di proseguire l’attività in presenza con test negativi. Ma oggi tutto questo non è immediato perché il tracciamento delle Asl va a rilento: i risultati si conoscono dopo due, tre giorni e, nel frattempo, abbiamo lo stop dell’attività. Con un secondo positivo vanno tutti in dad per 10 giorni. La quarantena di fatto diventa di 12, 13, 14 giorni.

E nella scuola secondaria?
Fino a due casi c’è l’autosorveglianza in classe solo per i vaccinati, gli altri in dad. Il dl dice che frequenta chi dimostra di aver fatto la vaccinazione così, però, di fatto si lasci alla famiglia la decisione se tenere i figli in classe. Inoltre, la divisione tra chi è immunizzato e chi non lo è non è accettabile perché si discrimina l’alunno per la scelta dei genitori. Anche dal punto di vista didattico la modalità mista non è gestibile. L’anno scorso, dove non era possibile sdoppiare le classi, è stato adottato il sistema metà in classe e metà a casa: non è andata bene perché la didattica in presenza e quella a distanza presuppongono forme di comunicazione e metodologie differenti, anche i livelli di attenzione sono diversi.

Tutte procedure che richiedono interventi di prevenzione tempestivi.
Nella secondaria per gli studenti in autoserveglianza il medico di base prescrive il tampone che è gratuito in farmacia. Ma i medici di base sono già ora in affanno e non si sa se ci vuole un attestato della scuola per certificare l’autosorveglianza in modo da evitare usi impropri. Le ffp2 sono prescritte solo con autosorveglianza, quindi non obbligatorie per tutti. Con le risorse stanziate per il primo stock non arriviamo a fine anno. Il dl del 5 gennaio è stato pubblicato il 7, quando in alcune regioni si riaprivano le scuole. Ci vorrà del tempo per andare a regime.

Ci sono problemi di personale?
C’è molta difficoltà a reperire i supplenti. Nella primaria le graduatorie sono quasi esaurite. Il docente va sostituito subito e non si può ricorrere alle prestazioni aggiuntive dei colleghi, restano intere giornate scoperte. Inoltre, non sempre si accettano contratti per periodi brevi quando ti devi spostare in un’altra regione: le spese sono maggiori dei guadagni. Ci sono dirigenti che riducono il tempo pieno perché non riescono a coprire le ore.

La scuola è stata messa in grado di affrontare la prevedibile crescita dei casi?
Il distanziamento è una delle criticità maggiori. Il governo ha deciso di non finanziare più l’organico Covid necessario a sdoppiare le classi. Si trattava di un investimento consistente di quasi 2 miliardi, quest’anno è diventato un piccolo investimento di soli 4 mesi (435 milioni) poi prorogato prima solo per i docenti e poi con emendamenti alla finanziaria per tutto il personale (400 milioni) ma solo per attività di supporto alla didattica. Così nessuno ha potuto sdoppiare le classi, anche chi aveva gli spazi. Nel parere del Cts di agosto c’è scritto di tenere il distanziamento di un metro in classe se è possibile. È stata una scelta per coniugare il taglio dei finanziamenti con la situazione esistente.

Il ministero nella circolare dell’8 gennaio scrive: agli studenti «si raccomanda di consumare il pasto a una distanza interpersonale di almeno 2 metri».
Solo che non abbiamo gli spazi disponibili perché non abbiamo sdoppiato le classi per i tagli all’organico, né le mense sono grandi abbastanza. Qualche scuola ha tamponato dicendo di portare il panino, magari facendolo consumare all’aperto. Oppure le famiglie li prendono all’ora di pranzo e poi li riportano. Altri presidi stanno pensando di far funzionare la scuola solo nell’orario antimeridiano. Questo è un caso classico in cui si scarica sul dirigente la responsabilità di scegliere tra la tutela della salute o dell’istruzione.

Bianchi ha detto: «Nel decreto Sostegni abbiamo dato le risorse alle scuole per gli impianti di aerazione».
I sistemi di aerazione sono molto costosi: ci troviamo con 20, 40 aule in più edifici, ogni macchina costa 400, 500 euro. Non abbiamo avuto fondi sufficienti, qualcuno ha potuto procedere grazie agli enti locali. Abbiamo investito nelle altre necessità legate al Covid come i prodotti e i macchinari per la disinfezione o i dispositivi di protezione. Era un compito che andava affidato agli enti locali.

Il governo ripete che la scuola è una priorità.
La Flc Cgil ha chiesto con molta insistenza distanziamento e organico Covid, invece si è preferito cancellarli così adesso i dirigenti scolastici combattono con armi spuntate. Quello che si dice nelle dichiarazioni d’intenti è smentito dai fatti.

 

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