È un disastro il «decreto Semplificazioni» approvato giorni fa dal governo e ora approdato in Senato. Anzi è l’anticamera delle «devastazioni». Così lo definiscono 160 movimenti, organizzazioni nazionali e comitati interregionali, da nord a sud dello Stivale – da Trentino, Friuli, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Sardegna – e bollano e stigmatizzano il provvedimento, Inviano anche un corposo dossier ai parlamentari, suggerendo una sfilza di modifiche da introdurre per migliorare il testo.
«Il decreto – fanno presente le associazioni in un documento – contiene norme che ritardano o addirittura annullano le bonifiche dei siti inquinati, da Taranto a Gela, da Mantova a Bussi sul Tirino (Pescara), da Brindisi a Venezia. Dimezzano i tempi già oggi molto risicati per la partecipazione dei cittadini nelle procedure di Valutazione di impatto ambientale, moltiplicano le poltrone con l’istituzione di una seconda commissione “Via”, favoriscono le opere “fossili” in piena emergenza climatica». Da qui l’analisi «comma per comma» e le proposte di cambiamento. Sotto il paradossale ma accattivante titolo «Semplificazioni in materia di green economy» il decreto – viene denunciato – fa l’occhietto a nuovi gasdotti facendo «venire meno i diritti, costituzionalmente protetti, degli usi civici» e ipoteca «il futuro visto che nel 2070 evidentemente dovremo continuare a usarli». Il decreto «taglia pesantemente i termini per poter presentare osservazioni. Diversi codicilli, poi, erodono in molteplici casi l’efficacia della procedura di Valutazione di impatto ambientale, rendendola un mero orpello, svuotandola del suo significato originario fissato dalla Direttiva comunitaria che la istituisce: l’analisi dei reali effetti dei progetti su salute e ambiente». Con l’articolo 53 comma 4 quater «può, inoltre, venire addirittura meno la bonifica delle acque sotterranee, una vera e propria emergenza del Paese con le falde contaminate da sostanze tossiche o cancerogene con concentrazioni spesso decine di migliaia di volte superiore ai limiti di legge». Sulle aree da bonificare, le più inquinate d’Italia, «non si procederà più direttamente alla caratterizzazione delle aree», si renderà facile la vita a coloro che hanno provocato il disastro. «Saranno aggiunte ulteriori lungaggini e un passaggio burocratico in più, – viene sottolineato – con un ministero dell’Ambiente che è già vergognosamente indietro con le procedure per bonificare questi luoghi».
Il decreto sarà presto convertito in legge dal parlamento. «Abbiamo preparato 34 emendamenti – sostengono le associazioni – per confermare il nostro approccio propositivo, sia per abrogare articoli e commi che sono veri e propri regali agli inquinatori sia per suggerire l’introduzione di norme, alcune delle quali già operanti da anni in alcune regioni, che rendano le procedure di bonifica e di valutazione ambientale realmente efficaci ed efficienti e che rafforzino la cooperazione tra i diversi livelli dello Stato. La partecipazione pubblica, la trasparenza e la tutela della salute sono i capisaldi. Se il decreto rimarrà invariato saremo pronti alla mobilitazione a difesa dei territori».