IL COMUNE PENSA SEMPRE AI PIU’ FORTI 

IL COMUNE PENSA SEMPRE AI PIU’ FORTI

di Pierluigi Piccini

Lasciamo perdere le questioni di metodo, visto che l’attuale pensiero unico al governo della città preferisce i giornali e le conferenze stampa, al confronto con le articolazioni sociali rappresentate in Consiglio comunale. Entriamo, allora, subito nel merito. Abbiamo appreso, dall’assessore al commercio, la volontà di estendere la zona uno a tutta la città dentro le mura per le licenze che riguardano i bar e i ristoranti. In soldoni, tale decisione sta a significare che il contingentamento prima legato solo alla parte più centrale del centro storico, ora viene esteso a tutto il perimetro della città murata. Rimane invariata la parte esterna, crediamo con le precedenti normative. Su tali argomenti non si può utilizzare l’ironia: era proprio questo il momento adatto per tale decisione? Si pensava forse che fioccassero richieste di nuove aperture nelle parti non strettamente contingentate? Il mercato, comunque, pesa sempre sulle scelte degli operatori economici e adesso consiglia, in realtà turistiche come la nostra di essere molto, ma molto prudenti. Non c’era quindi, nessuna urgenza di congelare il numero di licenze che, peraltro, non è detto che aumentino di valore. Ho appena parlato con il gestore di un ristorante, al quale ho chiesto se avesse la proprietà di una licenza. Lui mi ha risposto di no. Al che gli ho domandato cosa intendesse fare per il suo futuro, e per tutta risposta mi ha detto: semplice, aspetto il crollo del mercato del mio settore, che ci sarà inevitabilmente, per comprarne una. Comprare. Ecco, ragioniamo su questo verbo. Chi ha i mezzi comprerà le licenze che si renderanno disponibili e sceglierà quelle più appetibili in termini di valore. Le disponibilità economiche che non tutti hanno, sanno essere a volte molto convincenti. E le altre licenze? Diventeranno via via marginali, in un contesto di mercato difficilissimo, aggravato dalla crisi del Covid-19, producendo sul vecchio proprietario che cede l’attività un beneficio decisamente modesto. Ancora una volta, nell’amministrare, questa maggioranza non fa altro che rafforzare le attività più solide, che diventeranno sempre più forti, a scapito delle più deboli commercialmente. Il centro storico non ha dappertutto un uguale valore, e lo stesso Piano operativo non prende nella dovuta considerazione commerciale, artigianale e dei servizi le parti più scariche urbanisticamente della città dentro le mura. I nuovi che vorranno entrare dovranno pagare mentre chi ha pochi soldi, come i giovani, potranno comprare solo licenze che saranno inevitabilmente di secondo piano, con difficoltà di gestione non di poco conto. Un sistema protezionistico, di difesa della rendita di posizione come quello messo in campo dal Comune, siamo sicuri che faccia bene alla città? È questo il modo per migliorare la qualità complessiva del territorio di Siena? È difficile crederlo. Al contrario, c’è il rischio concreto di aumentare ulteriormente il processo di indebolimento del sistema economico. Esistono altri modi per governare e indirizzare l’economia in questi settori, ma non si  è voluto o potuto usarli perché richiedono una direzione unica dei diversi interventi normativi, in difesa dei deboli e per la salvaguardia del tessuto imprenditoriale. In realtà ogni atto comunale opera in modo disarticolato dagli altri con il solo scopo di salvaguardare  i detentori del rapporto di “forza” del momento, avvantaggiando questi ultimi. Esattamente il contrario di ciò di cui Siena avrebbe bisogno, soprattutto ora.