Oggi la manifestazione di Salvini e Meloni contro il governo giallo-rosso. L’ex premier: “L’opposizione va fatta in Parlamento”
di Carmelo Lopapa
ROMA — Un primo risultato il Conte bis lo ha già raggiunto: ha spaccato in due la destra italiana. Quella rabbiosa e sovranista di Salvini, Meloni e Toti, che stamattina scenderà in piazza davanti Montecitorio mentre la Camera voterà la fiducia. E quella “responsabile” di Fi, pronta all’opposizione in aula ma contraria alle barricate.
Berlusconi e i suoi, non ne fanno mistero, sono disponibili a dare una mano quando si tratterà di lavorare alle riforme, a cominciare da quella elettorale. Il ritorno al proporzionale sarà, tanto più per loro, garanzia di sopravvivenza politica.
Il Cavaliere, anche lui oggi a Montecitorio, ma dentro il palazzo, riunirà i gruppi parlamentari (103 deputati e 61 senatori) destinati ad avere un peso. Sempre che non si spacchino all’indomani della fiducia, come in molti sostengono. Berlusconi non nasconde ormai lo scetticismo nei confronti dell’alleato di un tempo. «Non capisco più Matteo. Non si è quasi mai posto nella prospettiva del centrodestra di governo», confessa in un’intervista al Giornale . Ricordando come «la via maestra per riportare al governo un centrodestra unito era il voto». Insomma, il leghista ha sbagliato strategia. E, visto da Arcore, continua a sbagliarla. E ancora, «Matteo non parla al centrodestra. L’alternativa non è la destra sovranista – sono ancora le parole di Berlusconi, stavolta nel messaggio inviato al campus dei giovani Everest riunito nel Barese – Quella destra non potrà mai vincere, da sola, e se vincesse non sarebbe in grado di governare. Occorre ricostruire lo spazio politico dei liberali, dei cattolici, dei riformatori su cui si fondano le libere democrazie dell’Occidente». L’opposizione dunque Fi la condurrà «in Parlamento» e «chi aiuterà il governo sarà fuori», avverte Berlusconi per fugare i sospetti. Non potrebbe fare diversamente. Altro capitolo saranno le riforme, quando sarà aperto. L’ex premier del resto lo ha sussurrato all’orecchio del presidente Conte durante le consultazioni a Palazzo Chigi.
Matteo Salvini – che da due giorni ha ricominciato il suo perenne tour elettorale toccando le piazze emiliane al fianco della candidata governatrice Lucia Borgonzoni – ostenta sicurezza. Come se non fosse stato travolto da uno Tsunami. «Non vedo l’ora di tornare al ministero dell’Interno perché l’obiettivo “zero campi rom” rimane il mio obiettivo», dice comiziando a Caorso, nel Piacentino. Conferma che alle 11.30 sarà davanti Montecitorio nella piazza convocata da Giorgia Meloni per dire no al «governo delle poltrone», senza bandiere di partito, solo Tricolori. Difficile che possa esserci già oggi ma è in programma un faccia a faccia in settimana tra il leader leghista e quello di Fi. Per discutere di coalizione, soprattutto in vista delle regionali. Intanto si lanciano stoccate. «Berlusconi non mi capisce? Forse starà parlando del Milan », ironizza Salvini. Che aggiunge: «Ciascuno faccia un passo indietro per le sue ambizioni personali di partito e mettiamo davanti la squadra, spero che gli alleati restino alleati». In piazza, oltre alla promotrice Meloni, ci sarà anche Toti, reduce dalla scissione da Fi e dalla creazione del suo “Cambiamo”. Dice: «Un buon segnale di unità delle opposizioni». Ma già da oggi in quella piazza le strade delle destre inizieranno a dividersi.
Alleanza difficile L’ex premier Silvio Berlusconi con l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini