Il buio, il boato, le urla si salva solo Camilla.

Livorno Alle 5,40 del mattino qualcosa somigliante a un boato ha coperto il rumore della pioggia che cadeva ininterrotta da ore. Era l’acqua che, come una valanga, irrompeva nel giardino della villa liberty di viale Nazario Sauro angolo via Rodocanacchi dove, nel seminterrato, viveva la famiglia Ramacciotti. Marco Gazzarrini, che vive al secondo piano con la sua famiglia, ha sentito qualcuno che chiedeva aiuto: è sceso velocemente per le scale, al buio, e si è trovato nell’acqua che gli arrivava al petto. Dalla casa dei Ramacciotti continuavano ad arrivare le grida d’aiuto. L’uomo non ci ha pensato nemmeno un minuto e passo dopo passo è riuscito a entrare dentro. Qui ha trovato Simone Ramacciotti che cercava di salvare la sua famiglia: la moglie Glenda Garzelli, i figlioletti Filippo di 4 anni e Camilla, di un anno e mezzo più piccola. Nell’oscurità totale, con la concitazione che cresceva proporzionalmente al livello dell’acqua nell’appartamento, Simone è riuscito ad affidare Camilla a Marco, che l’ha tenuta stretta a sé e ha guadagnato l’uscita. È salito di pochi gradini e l’ha affidata alla moglie. Poi è tornato indietro.

Anche Roberto Ramacciotti, il nonno dei bambini, che viveva al primo piano dello stesso stabile costruito a una manciata di passi dall’Accademia Navale, era sceso nel tentativo di soccorrere il figlio, la nuora e i nipotini. Ma non ce l’ha fatta: nel seminterrato l’acqua saliva che pareva non volesse smettere mai, e in una manciata di secondi l’ha inghiottito. Marco Gazzarrini racconta che quando è sceso di nuovo dopo aver affidato la bambina alla moglie, si poteva soltanto nuotare, mentre prima l’acqua gli arrivava al petto. E a forza di bracciate è tornato nell’abitazione dei vicini, dove ormai non si sentiva più nessuna voce, ma solo il rumore dell’acqua che saliva, saliva fino a lambire il soffitto.

Gazzarrini si è salvato solo per miracolo. Ormai l’appartamento si era riempito del tutto e il grande giardino esterno era diventato una piscina profonda quasi tre metri, completamente al buio. Ha nuotato sott’acqua, è riuscito a trovare l’uscita solo perché conosce bene l’appartamento di quella famiglia, dove i bambini erano arrivati l’una dopo l’altro, a compimento di una felicità a portata di mano. L’uomo ha ripreso fiato, ma ormai la tragedia si era consumata. «La piccola non si è accorta di niente, ha continuato a dormire», racconta ai cronisti che si assiepano attorno alla palazzina, una tra le più belle di quel quartiere signorile di Livorno. La salvezza, per Camilla, è arrivata passando da un abbraccio all’altro: dapprima quello salvifico di Gazzarrini, poi quelli accudenti della moglie e della nonna paterna, che ha assistito impotente alla tragedia: era scesa per le scale al seguito del marito, ha chiamato con quanta voce aveva nella gola lui e il figlio, poi è rimasta sola con il suo dolore e quella piccola, quasi addormentata, tra le sue braccia.

Le idrovore dei pompieri hanno fatto il loro lavoro. In tarda mattinata, nel giardino sotto al piano stradale dove fino a poche ore prima i due fratellini giocavano protetti, restavano solo i giochi imbrattati di fango. Un amico di Roberto Ramacciotti, Stefano Pistoia, con un filo di voce ricorda che al nonno piaceva viziarli, quei due bambini: «Erano sempre lì con noi, al mare, al Bagno Sama di Antignano. Da 18 anni, vale a dire dal giorno dell’inaugurazione, abbiamo gli ombrelloni confinanti»». E ricorda i successi professionali di Roberto, che l’anno prossimo sarebbe andato in pensione, e avrebbe lasciato le redini dell’agenzia Assicurazioni Generali di Empoli al figlio Simone perché l’altro, Giorgio, fa il medico all’ospedale di Portoferraio. «Nella drammatica situazione di Livorno c’è un motivo in più per sentirsi addolorati — ha detto il sindaco di Empoli, Brenda Barnini — La morte di Roberto, Simone, di Glenda e del piccolo Filippo sono un colpo al cuore. I Ramacciotti erano un punto di riferimento non solo per le Assicurazioni Generali, ma per tutta la città». Il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, da parte sua ha espresso il suo cordoglio alle famiglie delle vittime: «Non posso farlo di persona, ma a loro va tutta la mia vicinanza».

Sul posto si è recato Ettore Squillace Greco, procuratore capo della Repubblica di Livorno. Il magistrato non ha rilasciato dichiarazioni, spiegando che questo è il momento del dolore e che poi verrà quello delle parole. Il sindaco Nogarin, da parte sua, ha annunciato di voler verificare se il seminterrato dei Ramacciotti sia in possesso dei requisiti di abitabilità. Al di là dell’altezza del soffitto, secondo alcuni conoscenti a norma di legge, sta il fatto che l’appartamento è al di sotto del piano stradale ed è sullo stesso livello del Rio Maggiore, il torrente tombato che scorre poco lontano. Fino a oggi non aveva dato grosse seccature; qualche allagamento in passato c’era stato, ma niente lasciava presagire una roba del genere. Invece alle 5,40 di ieri mattina un fiume d’acqua ha preso a scorrere vorticoso per le strade attorno allo stadio del Livorno Calcio, travolgendo ogni cosa che trovava sul suo cammino: auto, motorini, cassonetti dell’immondizia. Ed è penetrato ovunque, senza distinguere tra gli scantinati trasformati in abitazioni, le discese delle autorimesse, i negozi e le farmacie. Ha invaso via Rodocanacchi, e il muro della palazzina liberty che costeggia il Rio Maggiore tombato non è riuscito a reggere alla grande pressione. Ha ceduto. L’acqua è piombata da lì come una cascata e la fiumana ha preso velocità dagli scivoli che portano nel giardino. Una manciata di minuti e per il piccolo Filippo, che sabato aveva festeggiato il suo quarto compleanno, i suoi genitori e il suo nonno, non c’è stato niente da fare.

Antonio Valentini