di Pierluigi Piccini
E parliamo ancora della delibera che trasforma lo statuto dell’ASP facendola passare come società strumentale del Comune e lega la figura del direttore generale non più al consiglio di amministrazione, ma al presidente allacciandone insieme la durata del mandato. Legame quest’ultimo non previsto dalla legge regionale n. 43 del 2004. Ma ancora più bizzarro è la considerazione che vuol far diventare l’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona uno strumento diretto dell’amministrazione comunale. Allora per chiarire l’errore in cui si è imbattuta la maggioranza andiamo a vedere la convenzione che regola i rapporti fra i due soggetti. Accordo che recita all’articolo 3 comma 1: “ Il presente contratto di servizio, ai sensi dell’articolo 12 – comma 2 – della Legge della Regione Toscana 3/8/2004 n. 43 e delle altre norme vigenti in materia, disciplina i rapporti tra Comune di Siena e l’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona, in relazione all’affidamento dei servizi ed attività seguenti: gestione farmacie comunali; servizio cucina centralizzata”. Questo passaggio dimostra in modo evidente l’autonomia dell’ASP a cui il comune chiede di svolgere dei servizi. Tutto qui e in più tale convenzione ha una durata determinata dal 1/1/2014 al 31/12/2030. Quindi un rapporto specifico con durata determinata. Ma l’Asp fa solo questo? No. Le Residenze Sanitarie per non autosufficienti (Rsa Campansi e Rsa Caccialupi); Residenza per autosufficienti (Butini Bourke); Istituto Tommaso Pendola. In pratica le tre ex ipab da cui trae origine Asp (Campansi, Butini, Pendola) e tutto il loro patrimonio e i servizi originari (anziani e sordi), restano in capo alla responsabilità e alla gestione dell’ASP. A fronte di tutto quanto già detto com’è possibile amministrativamente pensare che ASP sia una società strumentale del Comune. Se avesse voluto riprendere i servizi dati in concessione la Giunta avrebbe potuto disdire i servizi dati in gestione esterna e riprenderli (farmacie, mensa centralizzata), così come previsto dalla concessione all’art. 2. Pensare che anche le attività di natura più sanitaria, che fanno la vera missione dell’Azienda alla Persona, siano strumentali alle finalità del Comune è francamente inconcepibile. Allora con una invenzione si sta cercando di prendere in mano politicamente una parte delle attività dedicate alla persona senza avere né le competenze, né le risorse. E cosa ci potrebbe essere dietro l’angolo: uniformare le strutture private a quelle pubbliche nella gestione con atti unilaterali? C’è un privato interessato? È già presente a Siena? C’è un interesse solo alla gestione o anche al patrimonio? Insomma, se così fosse, staremmo assistendo a una forma di privatizzazione strisciante, così lontana dalla visione pubblica del sociale/sanitario rimarcata in modo fortissimo proprio ora, dopo l’esperienza Covid-19. Abbiamo illustri esempi regionali che hanno visto proprio il privato la punta debole della struttura sanitaria che non ha permesso di intervenire in modo efficace nel territorio per aggredire il virus. Cosa che non è avvenuta nella nostra Regione e soprattutto non a Siena, quindi ci aspettiamo che la Regione faccia chiarezza su quanto sta avvenendo così come da parte di tutti gli organi di controllo coinvolti e cresca la consapevolezza dei cittadini su ciò che sta avvenendo.