Rotenberg e Khan in Maremma, Tinkov e Deripaska al Forte. Ma cosa accadrà alle proprietà non è chiaro
Silvia Ognibene
La geografia toscana delle proprietà «congelate» perché in mano agli oligarchi russi vicini a Putin colpiti dalle sanzioni europee si estende principalmente tra la Versilia e la Maremma. Da tempo luoghi prediletti dai danarosi russi, approdati qui prima per trascorrere le vacanze e poi anche per investire parte dei loro spaventosi patrimoni.
In cima alla lista dei sanzionati ci sono Arcady e Boris Rotenberg, proprietari della Tenuta Olmo nel Comune di Monte Argentario: considerati vicinissimi a Putin, sono attivi nel settore del petrolio e di altre controllate statali, messi in lista nera dagli Stati Uniti già nel 2014. Poco distante, a Porto Ercole, German Khan, comproprietario della russa Alfa-Bank (essa stessa nella lista delle banche sanzionate con l’esclusione dal sistema internazionale di pagamenti Swift), ha comprato la Villa che fu di Feltrinelli in località Cacciarella. È finito nella lista nera anche Roman Trotsenko, oligarca che con la Ilca srl detiene il pacchetto di maggioranza (35,2%) della società di gestione dello scalo di Grosseto, la Seam. Ilca è una collegata di Aeon, holding industriale russa attiva nel settore degli aeroporti presieduta da Trotsenko: il fatto che Aeon controlli l’aeroporto civile di Grosseto è chiarito sul sito dell’ambasciata di Mosca a Roma, dove lo scorso 8 settembre, l’oligarca ha ricevuto l’onorificenza di ufficiale dell’Ordine della Stella d’Italia, anche per aver messo a punto «un importante piano di sviluppo e rilancio dello scalo, e conseguenti ricadute in termini economici e occupazionali per l’Italia».
A Piombino tutti ricordano — senza particolare gioia — il nome di Alexey Alexandrovits Mordashov, presidente di Severstal e Severgroup, patrimonio stimato di quasi 22 miliardi di dollari che fu proprietario delle acciaierie ex Lucchini dal 2005 al 2012: se ne andò lasciando la fabbrica in crisi e piena di debiti. Oggi è nella lista nera dei sanzionati, insieme a Oleg Tinkov, fondatore della Tinkoff Bank, che a causa delle perdite subite a causa della guerra nell’arco di pochi giorni (secondo Forbes ) ha già perso lo status di miliardario: due anni fa ha acquistato il Bagno Minerva di Forte dei Marmi e ha creato il resort «La Datcha» vicino al centro. Infine, c’è Oleg Deripaska che nel 2010 acquistò al Forte una villa extralusso: ex genero di Boris Eltsin, numero due mondiale dell’alluminio, dalle materie prime ha costruito un impero che spazia dall’energia, alle costruzioni, alle criptovalute e una fortuna stimata in 3,8 miliardi di dollari. Ma la Versilia piace anche al presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky che con la moglie Olena Zelenska ha comprato una villa da circa 4 milioni di euro al Forte nel 2017.
Deripaska, Tinkov e Mordashov si sono distinti perché tutti e tre hanno preso posizione contro la guerra, schierandosi apertamente contro Putin e iniziando a far scricchiolare le mura del cerchio magico.
Rimane da capire cosa sarà dell’ingente patrimonio immobiliare e imprenditoriale di proprietà dei cittadini russi sottoposti alla sanzione del congelamento dei beni: ville, tenute agricole, imprese, partecipazioni azionarie saranno immesse nuovamente sul mercato oppure c’è il rischio che restino paralizzate per anni, come successo coi beni confiscati alla mafia andando incontro ad un destino di decadimento? Le Prefetture allargano le braccia, ancora non è chiaro quali misure il Governo debba mettere in atto per eseguire il provvedimento pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue e quali saranno modi e tempi di attuazione del congelamento.
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