I bambini al tempo del coronavirus

E l’opportunità di ridisegnare la didattica

di Silvia Ferrini, segreteria del movimento Per Siena

I veri eroi di questo periodo, che però nessuno menziona, sono i bambini e gli adolescenti. Si tratta di una fetta importante di popolazione, semisepolta dalle preoccupazioni economiche e sanitarie. Loro sono quelli a cui la vita è stata in gran parte sospesa, con una quotidianità che ruota per la maggior parte del tempo intorno a qualche ora di didattica online, tra una connessione che salta e la mancanza di risposte immediate ai dubbi di apprendimento. Si sono visti spazzare via amici, scuola, interessi e attività sportiva. Oggi parliamo di ripresa, ma la domanda che mi pongo è: sarà per tutti una ripresa? Che la vita non tornerà come prima è una consapevolezza, e sotto alcuni punti di vista anche sperabile, ma per i ragazzi ed i bambini cosa prevede la fase 2? Questa domanda porta con sé un’altra di uguale peso e preoccupazione: e la donna lavoratrice? Le donne che lavorano da casa non hanno solo portato avanti i propri impegni professionali, ma hanno svolto il ruolo di sostegno e accompagnamento nella didattica online e hanno organizzato le attività ricreative dei bambini. Questa condizione non può essere protratta anche nella fase 2, perché rischia di portare le donne a livelli di stress non più sostenibili. In questa fase vengono trattati temi come distribuzione di mascherine, delimitazione degli spazi in uffici e luoghi pubblici, le norme per la sicurezza nei trasporti, ma non si parla di organizzazione e rientro a lavoro per quelle persone che hanno anche una responsabilità familiare. E qui si torna al tema principale: una riapertura deve tenere conto anche delle necessità delle lavoratrici che hanno figli minorenni, dando loro i mezzi per far fronte alle relazione e ai bisogni dei propri bambini che vedrebbero, altrimenti, prolungata la fase di emergenza e isolamento.
Un progetto di definizione di strumenti che diano risposte alle tante famiglie con figli adolescenti e minori è doveroso. L’amministrazione comunale deve far fronte subito a questa esigenza coinvolgendo le associazione sportive, teatrali e culturali definendo misure concrete per dare ai bambini la possibilità di vedersi riconosciuto il diritto di svolgere attività con i propri coetanei, di salvaguardare l’aspetto fisico ed emozionale. In parallelo devono essere definite regole e progetti per la riapertura delle scuole a settembre: l’estate potrebbe diventare un banco di prova per testare le modalità di rientro tra i banchi. Lo scenario attuale ci mette di fronte due alternative: la didattica a distanza e quella mista. Ma in entrambi i casi ci sono delle criticità da non sottovalutare. Se la scelta fosse quella della didattica a distanza le scuole dovrebbero essere dotate di una piattaforma di condivisione, e dovrebbero essere valutati i problemi legati alla connessione che in zone assenti di fibra ottica è spesso intermittente. La scelta alternativa, con didattica a turnazione tra scuola e online, rischia di creare confusione e disorientamento. La lezione a distanza non può essere paragonabile a una lezione frontale. E il metodo si apprendimento non è trasmissibile con lezioni costruite online.
La questione scuola non può essere messa in secondo piano e svalutata. È una parte fondamentale per la vita dei ragazzi e delle famiglie e va affrontata quanto prima. L’amministrazione comunale deve valutare fin da subito la situazione complessiva, valutando ogni istituto in termini di spazi, collocazioni e sanificazione degli ambienti, considerando anche l’aspetto degli spostamenti con i mezzi pubblici, pensando ad esempio a una intensificazione delle corse. Questo momento di difficoltà può diventare un momento di riflessione per ridisegnare la filiera organizzativa delle scuole e della didattica.