Esecutivo alla rottura con l’Ue senza cautele

 

TACCUINO
La rottura tra governo italiano e Commissione europea si è consumata ieri sera senza neppure le cautele che avevano accompagnato le ultime settimane di trattative tra il ministro Tria e le autorità di Bruxelles. Lo slogan, dichiaratamente elettorale, che ha accompagnato la lettera di risposta ai rilievi della Commissione, per giustificare il “no” alle modifiche alla manovra, è: non si negozia sulla crescita. Mentre la maggioranza scricchiolava per la prima volta al Senato sul condono, il testo è stato prima varato in un vertice tra Conte, i due vice premier Salvini e Di Maio, lo stesso Tria e Fraccaro, ministro dei rapporti con il Parlamento, poi approvato in consiglio dei ministri. Dalla mezzanotte di ieri è quindi cominciato il percorso che nel giro di una ventina di giorni porterà il Consiglio europeo a decidere le sanzioni per l’Italia, che potranno essere irrogate nei successivi cinque mesi, un lasso di tempo utile per consentire eventuali ripensamenti da parte dell’esecutivo giallo-verde. Ma a giudicare dai toni con cui la missiva è stata accompagnata ieri non c’è alcuna possibilità che il governo cambi atteggiamento nei confronti della Ue. Il calcolo di Salvini e Di Maio è che l’incalzare della campagna elettorale delle europee, che entrerà nel vivo nei primi mesi del prossimo anno, dovrebbe rendere più difficile l’effettiva applicazione delle sanzioni, anche se sarà l’attuale Commissione a metterle in pratica. La scommessa del governo è azzardata ma chiarissima: l’Europa non può consentirsi di portare alle soglie del fallimento e del commissariamento l’Italia come ha fatto con la Grecia, non foss’altro per le dimensioni economiche del nostro Paese. Una valutazione del genere potrebbe rivelarsi ottimistica, visto lo stato dei rapporti – personali e politici – con i membri della Commissione, e l’insistenza con cui Salvini ha apostrofato il presidente Juncker come un ubriaco. Inoltre nessuno è in grado di prevedere quali saranno le reazioni dei mercati: potrebbero aver metabolizzato in anticipo una rottura tanto annunciata, ma le conseguenze delle sanzioni, anche del solo annuncio che non dovrebbe tardare a venire, potrebbero rivelarsi insostenibili se lo spread dovesse ricominciare a salire.
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