Enrico Letta: “Sconfitti Rutte e i populisti. Adesso prendiamo il Mes”

Chi ha tentato di distruggere l’accordo?
«Più che la quantità delle risorse, la questione chiave del negoziato è stato il diritto di veto chiesto dagli olandesi. Avrebbe riportato tutto a una logica intergovernativa: ci hanno provato, ma non ci sono riusciti».

Però è passato il freno di emergenza, che è comunque una forma di controllo sugli altri.
«Il controllo sugli altri è legittimo: anche noi vogliamo controllare l’Ungheria. Se nel 2003-2004 ci fosse stata la capacità di controllare meglio cosa stava facendo la Grecia sui conti pubblici, le cose sarebbero poi andate diversamente. Quello raggiunto mi sembra un onorevole compromesso, mentre mi chiedo cosa abbia portato a casa dopo questo negoziato il premier olandese Rutte».

Un aumento dei rebates, gli sconti alla contribuzione del bilancio europeo.

«Appunto: più soldi per sé. Una battaglia partita con grandi ambizioni politiche è terminata nella bassa cucina: non mi sembra glorioso».Come ha gestito la partita Conte?
«Bene, fin dall’inizio, da quando ha affiancato l’Italia a Francia e Spagna, che hanno portato con sé la Germania. Il cambio di governo ha reso possibile quello che è successo: in epoca salviniana saremmo stati orientati a Est con Polonia a Ungheria».

Salvini è molto critico sull’accordo: dice che Roma si è piegata alle scelte della Commissione.
«La reazione di Salvini è quella di uno che nemmeno aspira a fare il premier. In quel caso avrebbe dovuto dire “Faccio polemica sulle vicende italiane, ma bene questo accordo per l’Italia”. Il fatto che non riesca a dirlo lo allontana dalla capacità di leadership che sembrava avere l’anno scorso».

Secondo lui le clausole sullo Stato di diritto sono contro un possibile governo della Lega: così se chiudo i porti, dice, qualcuno dirà che vado contro lo Stato di diritto…
«Il discorso su quella clausola è lungo e complesso, e non è concepito per prendersela con un governo per il suo colore politico. Mi sento di tranquillizzare Salvini: se un improbabile governo leghista dovesse rompere lo Stato di diritto, prima dell’Europa ci penserà la Costituzione a fermarlo».

L’Italia ha vinto in questa partita?
«Abbiamo vinto tutti e, forse per la prima volta, ha vinto la solidarietà nella Ue. Ma bisogna ribaltare una narrativa che si sta diffondendo a livello europeo».

A cosa si riferisce?
«All’idea che ci prendiamo i soldi degli olandesi e dei Paesi del Nord. Non è così. La grandezza di quest’operazione non è che mendichiamo i soldi di altri, ma che tutti insieme come europei prendiamo più soldi dai mercati per ripartire fondi nuovi».

Ora però ci viene richiesto di fare velocemente riforme efficaci.
«Ora tocca a noi. I partner europei hanno fatto uno sforzo enorme, ora sta a noi comporre un piano nell’interesse dell’Italia, che guardi al futuro. Spero che ci sia crescente consapevolezza sul fatto che quando le scelte sono sbagliate, poi le paghi: una di queste è Quota 100. Il perfetto racconto di un Paese cicala da cui dobbiamo uscire».

Resta dell’idea che si debba accedere al Mes?
«Non ho mai cambiato idea. Per due ragioni: per la finalità del Mes – le spese sanitarie – e per la tempistica. Le risorse di questo accordo arriveranno non prima dell’anno prossimo, quelle del Mes sono disponibili dall’autunno».

Da Palazzo Chigi filtra invece la volontà di non prendere i fondi del Mes: è un errore?
«La narrativa di oggi sull’accordo è che arrivano 200 miliardi per l’Italia: i nostri cittadini e le nostre imprese aspettano questi soldi, se non li vedono presto circolare, l’effetto frustrazione è dietro l’angolo. Per questo il Mes è ancora più importante. Potremmo mettere in piedi mille centri di telemedicina diagnostica in mille comuni remoti e montani: daremmo un segnale ai residenti, spesso anziani, e lavoro alle start up, oltre a digitalizzare il Paese. È importante dare un segnale subito: oggi è una bella giornata, ma bisogna dare la sensazione che non siano solo annunci, per questo la tempistica è importante».

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