Eltsin, il dispetto a Gorbaciov: la distruzione dell’Urss nel ‘91

L’ago della bilancia

di Sergio Romano

 

Un lettore vorrebbe sapere come e quando morì l’Unione Sovietica. Gli Stati scompaiono generalmente quando perdono una guerra e la loro capitale cade nelle mani di un nemico. Ma nel caso dell’Urss non vi sono state guerre e vi è oggi un erede (la Russia di Putin) che non ha mai smesso di ospitare ancora le stesse istituzioni sovietiche (forze armate, polizia, magistratura) che sono un evidente segno della sua esistenza. Chi dunque avrebbe scritto l’atto di morte?

Tutti sapevano che le riforme di Gorbaciov avrebbero considerevolmente modificato la fisionomia politica dell’Urss. Ma pensavano che i mutamenti potessero avere luogo nell’ambito delle istituzioni sovietiche di cui lo stesso Gorbaciov non contestava l’esistenza. Era segretario generale del partito comunista , sapeva che il partito era sempre stato la spina dorsale del Paese e non intendeva provocarne la scomparsa. Voleva riformare il Paese e metterlo in condizione di adottare le trasformazioni istituzionali che gli avrebbero permesso di modernizzare la sua economia con criteri occidentali; ma non intendeva dissolvere l’Urss. Se la politica di Gorbaciov avesse prevalso, esisterebbe ancora, forse, una Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.

Ma Gorbaciov aveva un agguerrito e malizioso concorrente, Boris Nikolaevic Eltsin, che era divenuto presidente della Repubblica e aveva conquistato il potere promettendo l’indipendenza alle repubbliche del Baltico. Il Partito comunista, per le sue ambizioni, era un ostacolo e chi scrive ricorda ancora la trasmissione televisiva in cui Eltsin assisteva compiaciuto alla firma del decreto che avrebbe abolito il partito di Lenin.

Non è tutto. Qualche mese dopo, mentre il Paese stava dibattendo una nuova costituzione, Eltsin, candidato alla presidenza della Repubblica, volle inserire fra le riforme costituzionali un articolo che conferiva il potere esecutivo al capo dello Stato. Con l’approvazione di quell’articolo la Russia smise d’essere una Repubblica confederale per diventare una Repubblica presidenziale. Cominciò da quel momento l’inevitabile corsa alla indipendenza di molti Paesi che erano stati membri dell’Urss quando era una federazione e non volevano diventare province di un «regno».

Qualche mese dopo, l’8 dicembre 1991, i presidenti di Russia, Ucraina, e Bielorussia s’incontrarono per firmare l’accordo di Belaveža che dichiarava dissolta l’Unione Sovietica e la sostituiva con la Comunità degli Stati Indipendenti, composta 0ggi da Armenia Azerbaigian, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Russia, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. L’Ucraina, le tre repubbliche del Baltico (Estonia, Lettonia, Lituania ) e la Georgia preferirono scegliere una più solitaria indipendenza. La Comunità esiste ancora, ma è soprattutto un salotto dove si scambiano notizie e opinioni. Ha tuttavia un segretario esecutivo, Sergej Lebedev, che è stato generale d’armata ed è amico di Putin con cui ha lavorato nella Repubblica Democratica Tedesca quando entrambi erano agenti del Kgb. L’Intelligence, in Russia, continua ad essere una stimata fabbrica di leader politici.

 

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