Due dilingence “ad ampio spettro” su tutto il gruppo. Al Tesoro potrebbero andare azioni senza diritto di voto

Mps, si allargano le verifiche di Unicredit sotto esame anche le società controllate
gianluca paolucci
Prosegue «ad ampio spettro», su tutto il perimetro del gruppo, la due diligence di Unicredit su Monte dei Paschi. Le controllate di Siena hanno ricevuto nei giorni scorsi la comunicazione di mettersi a disposizione delle verifiche avviate dall’istituto di piazza Gae Aulenti lo scorso 2 agosto.
Questo mentre è ancora da definire il negoziato tra il Tesoro e l’istituto guidato da Andrea Orcel, con il socio pubblico che vorrebbe un acquisto «in blocco» del gruppo per poi lasciare all’acquirente l’onere della cessione dei pezzi ai quali non è interessato, mentre Unicredit ha detto chiaramente di essere interessato a una parte ben definita del perimetro di Mps (in particolare, secondo quanto ricostruito, la gran parte degli sportelli).
L’allargamento all’intero perimetro viene definito «di prassi», necessario ad avanzare un’offerta – nel caso che ricorrano le condizioni – per le parti che Unicredit vorrà acquisire. Ma l’acquisto in blocco consentirebbe di semplificare l’accordo per un aspetto considerato essenziale: la «protezione» dei titolari di bond subordinati di Mps, che in caso di un’acquisizione in blocco passerebbero da «rischio Mps» a «rischio Unicredit», sensibilmente inferiore. Proprio su questi titoli resta il timore del mercato che le autorità europee possano chiedere un contributo agli obbligazionisti subordinati prima di dare il via libera a nuovi aiuti di Stato. Timori finora esclusi dal Tesoro, con l’agenzia Reuters che ieri ha riferito che questi bond, nell’ambito del negoziato in corso, finirebbero sotto l’ombrello di Unicredit.
Sempre nell’ambito del negoziato in corso, nel caso in cui la cessione di Mps a Unicredit dovesse andare in porto la quota che il Tesoro potrebbe ritrovarsi nell’istituto di Andrea Orcel potrebbe essere priva dei diritti di voto, così da non alterare gli equilibri di governance del gruppo guidato da Andrea Orcel.
Le nuove azioni emesse a fronte del conferimento del «perimetro selezionato», riporta Bloomberg, potrebbero portare con sé solo i diritti economici, viene spiegato, in modo da consentire al Tesoro di beneficiare di dividendi ed, eventualmente, della rivalutazione del titolo. In alternativa ad azioni prive o con i diritti di voto sterilizzati, il Mef potrebbe ricevere un bond convertibile. Entrambe le ipotesi sarebbero coerenti con la mancata espressione da parte del Mef di rappresentanti in consiglio. «È possibile che il ministero dell’Economia e delle finanze riceva azioni Unicredit ma tale eventuale partecipazione al capitale azionario del gruppo non dovrebbe alterare gli equilibri di governance» mentre lo Stato «parteciperà a tutti i benefici economici in termini di creazione di valore derivanti dall’operazione», aveva detto il ministro dell’Economia, Daniele Franco, in audizione davanti alle commissioni finanze di Camera e Senato.
Unicredit e il Tesoro hanno avviato trattative in esclusiva con l’obiettivo di verificare, indicativamente entro la metà di settembre, l’esistenza delle condizioni per integrare in Unicredit l’istituto senese, in un’operazione che dovrà essere neutrale per il capitale di Unicredit e che non includerà circa 4 miliardi di crediti deteriorati e il contenzioso legale straordinario di Siena.
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