“Dossier gravissimo e io non sono un suo nemico “

L’alto prelato statunitense è indicato come il leader della fronda
PAOLO RODARI,
CITTÀ DEL VATICANO
«Mi ha scosso nel profondo perché l’insieme del dossier è gravissimo.
Ho dovuto leggerlo più volte perché a una prima lettura mi ha lasciato veramente senza parole. Credo a questo punto che serva una risposta completa e oggettiva da parte del Papa e del Vaticano». Il cardinale statunitense Raymond Leo Burke, patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta e firmatario dei “dubia” che chiedono chiarificazioni al Papa sulla dottrina, parla pochi giorni dopo l’uscita del dossier firmato dall’ex nunzio a Washington Carlo Maria Viganò che chiede le dimissioni di Francesco per non essere intervenuto circa i rapporti omosessuali intrattenuti con più seminaristi dal cardinale Theodore Edgar McCarrick.
Eminenza, prima di tutto: lei è antagonista di Francesco? Si ritiene tale?
«Non ho niente di personale contro il Papa. Antagonista è qualcuno che ha qualcosa di personale contro un’altra persona. Io no. Tento semplicemente di difendere la verità della fede e la chiarezza nella presentazione della fede. È l’unica cosa che ho fatto e per questo mi hanno accusato di essere un nemico del Papa. Durante il Sinodo dei vescovi siccome ho difeso la costante prassi della Chiesa dicendo che è un peccato grave accedere all’eucaristia pur vivendo in una condizione oggettiva di peccato mortale mi hanno dipinto come un nemico».
Viganò contesta Francesco ma salva Benedetto XVI e Giovanni Paolo II che pure non posero un argine alla vita pubblica di McCarrick. Cosa pensa?
«Non posso giudicare in merito.
Posso solo dire che anche per questo è necessario che si faccia chiarezza, sviscerando tutti i documenti per arrivare alla verità».
È sbagliato chiedere le dimissioni del Papa?
«Non posso dire sia sbagliato. Dico solo che per arrivare a questo occorre indagare e rispondere nel merito. La richiesta di dimissioni in ogni caso è lecita; chiunque può avanzarla nei confronti di qualsiasi pastore che sbaglia gravemente nell’adempimento del suo ufficio, ma i fatti devono essere verificati».
Il dossier dice che nella Chiesa ci sono vescovi e cardinali che vogliono cambiare la dottrina della Chiesa sull’omosessualità. È così?
«Sì, ci sono tentativi di relativizzare l’insegnamento della Chiesa per il quale un atto omosessuale è intrinsecamente cattivo. Per esempio, nella prima sessione del Sinodo dei vescovi ci è stata presentata l’idea che la Chiesa debba riconoscere gli elementi positivi presenti nei rapporti omosessuali. Ma tutto ciò non può avere aspetti positivi. Un problema è poi il sostegno che diversi uomini di Chiesa danno al gesuita James Martin che ha una posizione “aperta” e sbagliata sull’omosessualità».
Il “Causes and Context” della John Jay School of Criminal Justice dice che è sbagliata l’ipotesi che i preti con un’identità omosessuale abbiano una maggiore probabilità di abusare sessualmente dei bambini rispetto agli eterosessuali.
«Non ho lo studio in mano. Il punto comunque è un altro, e cioè che i dati dimostrano che la maggior parte degli abusi sessuali commessi da preti sono in realtà atti omosessuali commessi con giovani».
Tanti preti sono omosessuali.
Per lei questo è sbagliato?
«Penso che una persona omosessuale non possa accedere al sacerdozio perché non è in grado di esercitare fino in fondo quella paternità che gli è richiesta. Deve avere tutte le caratteristiche dell’essere padre».
Cosa contesta del magistero del Papa?
«Ad esempio il fatto che possano accedere all’eucaristia anche persone in stato di peccato mortale. O che anche i non cattolici possano accedervi in determinate circostanze, oltre la disciplina attuale della Chiesa. Non è possibile».
Perché Francesco non ha mai risposto ai vostri “dubia”?
«Non lo so. I “dubia” sono semplicemente un modo classico tramite il quale il Papa può chiarire l’insegnamento della Chiesa. Non sappiamo perché non ci ha risposto».
Lei è amico di Steve Bannon?
«Mi ha intervistato una volta in occasione della canonizzazione di Giovanni Paolo II, poi non l’ho più visto».
Ci sono foto di lei con Matteo Salvini. È lecito che un credente voti chi ostenta il crocifisso, ma sui migranti ha posizioni contrarie al Vangelo?
«Ho incontrato Salvini in diverse occasioni. Credo che sui migranti vi siano posizioni legittimamente divergenti anche tra i cattolici. Non ho motivo di dubitare della sincerità dell’espressione di fede cattolica da parte del ministro».
Lei celebra con il rito antico. Ci sono video nei quali indossa la cappa magna. Non le sembra di essere fuori dal tempo?
«Sinceramente no. Seguo il rito come prescritto nei libri liturgici.
Non la indosso per narcisismo ma perché è prescritto che in certe occasioni il cardinale la indossi».
Fonte La Repubblica, www.repubblica.it/