di Pierluigi Piccini
Certo ci vorrà un po’ di tempo, spero poco, per comprendere fino in fondo cosa potrà significare la Pinacoteca divenuta museo autonomo. Bene fa Montanari a rimarcarlo nella lettera che ha inviato ad un giornale cittadino. Comunque mi piace pensare che la scelta, fatta dal Ministero, sblocchi una situazione di stallo che dura da anni, che può riaprire una serie di possibilità rimaste fino ad ora congelate. A partire proprio, come dice Montanari, dal progetto Brandi del trasferimento della Pinacoteca al Santa Maria della Scala. L’attuale sistemazione della Pinacoteca non è certo vincolata alla sede di palazzo Buonsignori. E il tutto avviene mentre il Consiglio Comunale di Siena sta per iniziare il percorso di approvazione dello statuto del Santa Maria della Scala. Tutte situazioni che si potrebbero rivelare positive. Certo, a delle condizioni: un rapporto costruttivo con il Ministero, la scelta del direttore del nuovo museo, il Consiglio di amministrazione del Santa Maria della Scala, dal presidente di questo e, non ultimo, dalla volontà del Comune. Comune che dovrebbe farsi carico, insieme agli altri soggetti interessati, di una sistemazione funzionale di tutta l’area che dalla Pinacoteca arriva fino a piazza del Duomo. Riorganizzazione necessaria anche perché dovrebbe coinvolgere i cittadini di Siena e aprire una nuova stagione della propria identità sociale. Non vorrei dare la sensazione di eccedere in questa visione positiva, ma la città ha bisogno di progettazione e di piani che portano in sé la possibilità della realizzazione, di liberare energie. Dobbiamo uscire da questo torpore da orfani che ci sta bloccando. Piani, progetti che si potranno concretizzare solo a condizione dell’impegno che la città saprà mettere in campo e dalla capacità realizzativa degli attori coinvolti.