Difendere il 25 aprile dal 25 aprile 

Per me il 25 aprile è sacro. È una delle date che sento al centro della mia religione laica.

 

di Pietro Iantorno

Il 25 aprile si festeggia la Liberazione dell’Italia dal regime nazi-fascista. Si ricordano in questo giorno i sacrifici di uomini e donne che hanno resistito, combattuto contro un regime che opprimeva il nostro Paese e l’Europa. E’ bene ricordare l’essenza della data perché  i tentativi di “raccontare” il 25 aprile come giorno dove si celebra una sorte di “guerra civile” italiana sono errati e sono serviti a qualcuno per depotenziare il significato di una data indigesta alla destra che in Italia è fortissima. Il 25 aprile non è un giorno che può mettere aggrediti e aggressori sullo stesso piano. La Storia ci ha detto chi aveva ragione e chi aveva torto. Sicuramente possiamo sentire un sentimento di pietas nei confronti delle vittime, ma non possiamo “storicamente” metterle sullo stesso piano. E però il 25 aprile con il tempo si è indebolito anche per responsabilità di chi difende il 25 aprile. Chiediamoci infatti  perché questa data non è il nostro 14 luglio o il nostro giorno del Ringraziamento? Credo che il problema stia nel fatto che la sinistra ha cercato di tenere sempre il 25 aprile vicino alla idea dei partigiani rossi che da soli hanno alimentato la Resistenza. Questo ha escluso una parte consistente di resistenti. La Resistenza è stata fatta da cattolici, repubblicani, liberali, ebrei e finanche da monarchici. È stata fatta anche da uomini e donne non politicizzati che non sopportavano la prevaricazione fascista e nazista.

Questo modo prevalente di raccontare la Resistenza ha – secondo me – indebolito il 25 aprile. Inoltre la ricorrenza della Liberazione è sempre accompagnata da polemiche che servono a sminuire la giornata. Guardate in questi giorni la polemica incredibile  sulle bandiere delle Nato o quelle relative a cosa avrebbero fatto i partigiani di allora  in Ucraina oggi.

Se i difensori del 25 aprile provano a rispondere a questa domanda cadono nei tranelli e soprattutto diminuiscono la portata morale e storica del 25 Aprile.

Il dramma della guerra ucraina è evidente ma – di primo acchito – non sappiamo cosa avrebbero fatto i partigiani perché la storia non si fa con i  se.  L’obiettivo del 25 Aprile è  invece quello di “ricordare” e  “raccontare” le storie delle tante italiane e dei tanti italiani che più di 70 anni fa hanno preso una posizione scomoda e sono anche morti per darci una Repubblica. Chi difende il 25 aprile deve tenere alta la memoria di questi uomini e donne, soprattutto nelle nuove generazioni. Deve sforzarsi di fare diventare sempre più popolare i valori e i volti di queste donne e di questi uomini. Tenere puliti i monumenti e i ceppi, pubblicare con grandi manifesti i volti fieri di coloro che molte volte sono stati anche inconsapevolmente partigiani. Ecco alcune piccole azioni che mi piacerebbero e che potrebbero aiutare a tenere vivi i valori del 25 Aprile.  Dobbiamo dare le risposte giuste ai  se che vengono posti per cercare di de-storicizzare il 25 aprile. Il 25 aprile è data inattaccabile e va celebrata nella sua Storia di Storie. Se vogliamo trovare risposte ai se che vengono posti oggi  dai molti detrattori della Liberazione  bisogna dire che queste risposte le possiamo trovare nella “nostra” Costituzione Repubblicana che è eredità vivente anche della Resistenza. Nella “nostra”Carta Costituzionale troviamo risposte a molti quesiti perché rimane straordinariamente lungimirante e attuale. Difendiamo il 25 aprile dal 25 aprile e raccontiamola come grande Festa degli italiani che da 70 anni vivono in una Repubblica con molte imperfezioni, ma in una Repubblica. Il 25 aprile è la Festa di tutti gli italiani non di una parte. E dobbiamo raccontare il valore e i valori della Repubblica a tutte le bambine e i bambini di oggi e che nel 2050 potrebbero vedere sbiaditi quei valori.

L’anno scorso credo di aver celebrato il 25 aprile più bello della mia vita. Con mia figlia di 6 anni siamo saliti fino al Montemaggio dove si è consumata una strage nazifascista e abbiamo lasciato un fiore. Poi ci siamo spostati a Casa Giubileo, cantato “Bella Ciao” nel silenzio del bosco e lasciato fiori di campo vicino alle foto che ricordavano alcuni di quei ragazzi . Mia figlia mi ha detto dopo aver osservato in silenzio  le foto in giacca e cravatta di quei ragazzi “Certo papà che i partigiani erano belli ed eleganti” . Io ho fatto un sorriso e poi ho detto “Certo che si. La democrazia con i suoi difetti è sempre bella ed elegante”. W il 25 Aprile.