Dall’Albania all’Ungheria, studenti in piazza

“Quando l’ingiustizia si fa legge, resistere diviene un dovere”, è lo slogan degli studenti delle università pubbliche albanesi che stanno manifestando civilmente da più di una settimana nel centro di Tirana. La sera i cittadini portano loro da mangiare offrendo sostegno e solidarietà. A causare le proteste è stata la decisione governativa di obbligare gli studenti al pagamento di un’ulteriore tassa di circa 5 euro per ogni credito ottenuto in esami che si recuperano da anni precedenti causando così una sovrattassa per esame dai 30 ai 45 euro. Il boicottaggio delle lezioni, iniziato lo scorso 4 dicembre al dipartimento di Pianificazione urbana dell’Università di Tirana, ha scatenato presto una reazione a catena in tutte le altre università pubbliche. Gli studenti chiedono ora un aumento sensibile del budget statale destinato alle università pubbliche, una riforma della legge sull’educazione universitaria e sul settore della ricerca scientifica, il miglioramento della qualità dell’insegnamento e delle infrastrutture, un accesso più trasparente alle pubblicazioni sulle riviste accademiche e la lotta contro le pratiche corruttive di alcuni professori.

Inoltre in Ungheria migliaia di studenti e lavoratori manifestano in seguito all’approvazione della legge soprannominata “della schiavitù”. La legge rende possibile innalzare da 250 a 400 le ore annuali di straordinario che i datori di lavoro possono richiedere e pagare comodamente entro 3 anni.