«Dad, la metà dei ragazzi è impreparata»

 

Peggiorano i risultati alle superiori e al Sud. L’Invalsi: nel Meridione il 70% male in matematica. Puglia e Campania pagano le scuole chiuse a lungo

di Gianna Fregonara e Orsola Riva

 

La Dad ha fatto crac. Abbiamo dovuto aspettare un anno e mezzo, ma ecco finalmente la prima radiografia di quello che è successo con la didattica a distanza. Il referto delle prove Invalsi non lascia scampo: resistono solo le elementari, ma dalle medie in su è una Caporetto. Non che prima fosse tutto rose e fiori (le classifiche internazionali come l’Ocse-Pisa sono da sempre impietose), ma in questi due anni c’è stato un vero e proprio crollo degli apprendimenti, soprattutto alle superiori, che sono rimaste sbarrate più a lungo. Quasi la metà dei ragazzi che hanno appena fatto la Maturità sa rispondere soltanto a domande che dovrebbero essere parte del programma di terza media, al massimo di prima superiore.

Le due Regioni che hanno perso di più sono anche quelle che hanno tenuto i cancelli chiusi per più tempo: Puglia e Campania. Ecco perché è così importante che a settembre gli studenti tornino in presenza. Un obiettivo a portata di mano, purché si completi la campagna vaccinale degli insegnanti e ci sia un’accelerazione anche per gli studenti. Solo così — è questo l’ultimo parere informale dato dal Cts al ministro Patrizio Bianchi — si potrà derogare al metro di distanziamento per far stare tutti in classe con la mascherina. Lo ha ribadito ieri lo stesso Bianchi: «Stiamo lavorando per la scuola in presenza, ma bisogna completare la vaccinazione. L’85% dei docenti sono vaccinati, ma siamo un po’ indietro con i ragazzi. Faccio appello a un atto di responsabilità collettiva».

Ma vediamoli, più nel dettaglio, i risultati dell’Invalsi. Alle medie coloro che non raggiungono la sufficienza in italiano sono due su cinque (erano il 34 per cento fino a due anni fa) con punte del 50 per cento al Sud. In matematica va pure peggio: il 45 per cento degli studenti sono sotto la soglia del sei, con punte del 60 per cento in Calabria, Campania e Sicilia. Ma la vera débâcle è alle superiori. Gli insufficienti in italiano sono il 44 per cento (il 60 al Sud) e in matematica sono più della metà: 51 per cento a livello nazionale, 70 per cento — settanta! — al Sud. Rispetto al disastro dell’italiano e della matematica, i risultati in inglese sono abbastanza stabili. Anche se non particolarmente lusinghieri: metà dei maturandi non raggiunge il livello B2 nella lettura di un testo scritto. E le cose si complicano se devono capire un file audio: il 60 per cento non ci arriva.

«I risultati di quest’anno testimoniano un incremento della povertà educativa di cui le scuole non possono farsi carico da sole», dice la presidente dell’Invalsi Anna Maria Ajello. Ben vengano, dunque, i recuperi estivi e soprattutto quelli autunnali, ma sono pannicelli caldi. «Se vogliamo invertire la rotta dobbiamo impegnarci in un’operazione culturale di ampio respiro per assicurare a tutti gli studenti italiani non solo un’infarinatura, ma solide competenze. Altrimenti saranno condannati a sentirsi per tutta la vita dei cittadini di serie B». Strappare la promozione evidentemente non basta se quasi uno studente su dieci (il 9,5 per cento) termina la scuola con un livello di italiano, matematica e inglese sotto la soglia della sopravvivenza. Se a questi ragazzi che si diplomano senza la necessaria preparazione aggiungiamo quelli che la scuola perde per strada, il quadro si fa tragico: i «dispersi» (in modo esplicito o implicito) sono il 23 per cento.

La fotografia scattata dall’Invalsi restituisce un’Italia divisa in due, dove il Covid ha allargato ulteriormente la forbice Nord-Sud, anche se pure il Nordest, la Liguria e la Toscana hanno perso terreno. Sono peggiorati i risultati degli studenti più scarsi, ma anche la fetta dei più bravi si è assottigliata. A pagare il conto più salato sono stati i ragazzi che provengono dalle famiglie più povere, in particolare i cosiddetti «resilienti», cioè quelli che prima, con le scuole aperte, riuscivano a cavarsela anche senza contare sull’aiuto di mamma e papà.

 

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