Da Torino a Palermo centrodestra a pezzi Ricorsi e sfiducie sfaldano l’alleanza

di Emanuele Lauria
Nel capoluogo siciliano 6 candidati alle Comunali, accordo bloccato a Catanzaro e Parma. In Basilicata rimpasto di giunta 2 volte in 16 giorni
ROMA — Dietro il grande freddo fra Giorgia Meloni e gli altri leader del centrodestra ci sono trattative congelate, dispetti, colpi bassi e reiterate minacce di divorzio. Una coalizione, nella perenne attesa di un vertice risolutivo, che è andata in tilt in tutto il territorio, da Verona a Palermo.
Il caos Sicilia
Quante faide si consumano, in questi giorni, all’ombra di una guerra vera – quella in Ucraina che copre tutto. Il caso siciliano è emblematico delle divisioni: in questo momento per la guida del Comune capoluogo dell’Isola ci sono cinque candidati di area: Francesco Scoma (Lega), Carolina Varchi (Fdi), Roberto Lagalla, espressione dell’Udc, Salvatore Lentini che è un esponente degli autonomisti di Raffaele Lombardo. L’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio, è pronto a scendere in pista per Fi. A questi andrebbe aggiunta l’eurodeputata Francesca Donato, uscita a settembre dalla Lega e ora vicina a Italexit di Gianluigi Paragone. Non esattamente un segnale di unità, quello che arriva da Palermo, dove tutto è bloccato perché in autunno ci saranno le Regionali in Sicilia e Fdi chiede un via libera alla ricandidatura del governatore Nello Musumeci che gli alleati (ex?) non vogliono concedere.
I veti incrociati
Per ripicca, denunciano fonti qualificate di Fi, Meloni non sblocca le candidature di coalizione a Parma e Catanzaro. Malgrado i “civici” Pietro Vignali e Valerio Donato siano già in campo con l’imprimatur degli azzurri, appunto, e della Lega. Nel frattempo, in questo gioco di veti incrociati, il sindaco uscente di Verona, Federico Sboarina di Fdi, è di nuovo in corsa con l’appoggio pure della Lega ma non di Forza Italia. Che ancora non ha deciso il da farsi, anche se è tentata dallo schierare il proprio simbolo sotto il nome di Flavio Tosi.
“Meloni piccola fiammiferaia”
Sono pesanti, le riserve che incombono sul dialogo fra Meloni e gli altri vertici del centrodestra. “I miei alleati vogliono vincere o puntano solo a non far crescere Fratelli dì’Italia?”, si chiede la leader della Destra in grande ascesa nei sondaggi. Dalle parti di Arcore c’è grande insofferenza: “Fa la piccola fiammiferaia ed evidentemente finora questo atteggiamento ha pagato – replica una accreditata fonte di Arcore – Ma se una cosa non le va bene mette subito tutto in discussione: chi è che vuole far perdere il centrodestra?”.
Doppio rimpasto in Basilicata E sul territorio le ultime settimane sono state un calvario: alla vigilia di Natale Fdi e Lega hanno costretto alle dimissioni il sindaco forzista di Viterbo Giovanni Arena, reo di aver avallato un patto col Pd per le Provinciali. Fra gennaio e marzo lo psicodramma lucano: prima la Lega “scippa” il capogruppo di Fdi in consiglio regionale e ritira i suoi assessori dalla giunta di Vito Bardi, eletto in quota forzista.
Poi, a metà marzo, il governatore rifà la giunta ma è il partito di Meloni a salire sull’Aventino chiedendo un assessore in più e minacciando la crisi. E così, nel giro di soli 16 giorni si passa dal Bardi bis al Bardi ter, con una mozione di sfiducia infine evitata per soli due voti.
Torino, scontro in tribunale
Dal dramma politico della Basilicata alla farsa piemontese, dove il centrodestra si incarta di nuovo su una questione di poltrone. Va in scena la rielezione dell’ufficio di presidenza del consiglio regionale e Fratelli d’Italia, partito della maggioranza che sostiene Alberto Cirio (Forza Italia), resta fuori. Lo scorno dei meloniani produce un atto inusitato: il capogruppo Paolo Bongioanni prende carta e penna e fa un ricorso al Tar denunciando l’illegittimità dell’elezione.
A suo giudizio viziata da un voto fatto da remoto, con messaggi di posta certificata. Lo scontro, dal “parlamentino” di Torino, si trasferisce insomma in tribunale. E ci mancavano solo le carte bollate, nel tormentato viaggio del centrodestra senza una guida.
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