Così l ‘internazionale dei suprematisti semina il terrore tra le minoranze

Gianni Riotta


new york

«Non mi importava di ammazzare qualcuno. Volevo terrorizzarli tutti»: così Chad Escobedo, che nell’aprile del 2007 voleva fare strage al liceo di Gresham, Oregon, ricorda il suo giorno da giustiziere. Escobedo aveva 15 anni e solo per miracolo lasciò in terra dieci feriti e nessun morto, ma il motto sintetizza bene la filosofia del terrorista di massa oggi. Il nuovo stragista americano bianco, nazionalista che impugna il fucile da guerra, comprato al libero mercato delle armi, è un sacerdote della paura, come Patrick Crusius, che sabato a El Paso, Texas, ha ucciso 20 persone, ferendone trenta o Santino Legan che ha fatto strage la settimana scorsa in California, al grido «Destra è Potenza, No ai meticci di Silicon Valley!». Terrorizzare ogni comunità che si raccoglie tranquilla, nei luoghi di culto, ai grandi magazzini, nelle scuole, ai festival, al cinema, durante un match sportivo o uno spettacolo, ecco il piano tragico del terrorismo suprematista, antisemita in odio al finanziere Soros, nemico delle città e della libertà di parola.
Le stragi del primo week end di agosto a El Paso e Dayton, Ohio, con la liturgia dolorosa di morti, lutti, politici a dibattere la lobby delle armi Nra, riaprono l’esame di coscienza dell’antica nazione. La rivista progressista Mother Jones tiene il censimento degli attacchi e, anno dopo anno, segnala come i terroristi di massa cambino profilo, prede del fantasma che possedette il ragazzino Escobedo ma con una repentina svolta ideologica: far paura in nome della «Razza Bianca».
Prima di pulire il fucile Patrick Crusius ha cancellato online le farneticazioni anti messicani, tralasciando però di eliminare un manifesto di odio redatto contro il “mescolarsi delle razze”, inno alla separazione dai messicani (secondo un account degli «Antifa» di sinistra, Crusius avrebbe elogiato il muro progettato al confine meridionale dal presidente Trump). Certo della propria morte, la polizia lo ha invece tratto in arresto, Crusius evoca la strage contro le moschee di Christchurch in Nuova Zelanda, 51 morti, quando il killer Tarrant a sua volta giurò di ispirarsi a Luca Traini, sicario fascista di Macerata, una macabra Internazionale razzista che fa della rete il Goebbels digitale. Alla mobilitazione etnica lo stragista di El Paso chiamava del resto anche gli europei, additando a bersaglio gli emigranti.
I signori della paura colpiscono per rivendicare identità smarrite. Dylann Roof, terrorista bianco che nel 2015 freddò nove fedeli alla Chiesa metodista afroamericana di Charleston, North Carolina, blaterava di populismo, neonazismo, nazionalismo ariano per «scatenare guerra razziale». Pioniere della crociata fu Tim McVeigh, il terrorista che nel 1995 fece deflagrare il Federal Building a Oklahoma City, 168 morti e 700 feriti, denunciando come una dittatura il «Nuovo ordine mondiale», la collaborazione multilaterale che i presidenti Bush padre e Clinton promossero dopo la Guerra Fredda. Tanti ariani da bar di ubriachi in periferia, militanti di cantine complottiste, troll filo destra russa patiti del mestatore Dugin, frustrati paranoici, intellettuali mezze calzette, razzisti da talk show sovranista, incistano il risentimento contro «Gli stupratori della Patria America». Nella psiche ossessiva dei killer, questi volantini web e un mitra in svendita bastano ad agire. Mentre scriviamo ancora poco si sa di Connor Betts, terrorista bianco di 24 anni che in Ohio, poche ore dopo El Paso, ha seminato 9 morti e 27 feriti in un minuto, freddato poi dalla polizia, ma l’agosto di sangue investe il presidente Trump, che offre condoglianze, venendo però accusato dai democratici di opporsi a severi controlli sulle armi e dai commentatori liberal di innescare intolleranza – vedi i recenti tweet contro la città di Baltimora- in cui i Crusius si moltiplicano.

L’America resta divisa, come da troppo tempo, tra bianchi repubblicani e progressisti e minoranze, raccolti intorno ai democratici. L’offensiva degli estremisti nazionalisti vive di questa diaspora ma anticipa tempi ben peggiori. Tanti elettori maschi bianchi, base del presidente, non si rassegnano a Stati Uniti multietnici, multi religiosi, tolleranti verso culture, generi, orientamenti sessuali, religioni, ma la rete clandestina dei terroristi ariani rompe violenta ogni indugio, decisa a combattere la Guerra Santa contro il futuro. Proclama, come Crusius, una “Nuova Confederazione” dove radunare i bianchi e le loro famiglie, ghettizzando “la feccia negra, ispanica, colorata” in brutale apartheid. Utopia ignobile, cui nessuno dovrebbe mai offrire giustificazioni o appigli, che sarà infine battuta ma che minaccia, prima della fine inevitabile, lutti e persecuzioni su entrambe le coste dell’Oceano Atlantico.