Coronavirus, all’Occidente serve un nuovo “Progetto Manhattan” per la bio-difesa collettiva

Il primo passo da compiere sarà quello di abbandonare definitivamente le illusioni sovraniste e populiste: il virus, oltre a tante abitudini e certezze, sta spazzando via molti pericolosi dogmi che in questi anni avevano messo radici anche fra le due sponde dell’Atlantico. “Uno, non vale più uno”: la competenza, le istituzioni, il rigore scientifico, le informazioni serie ed affidabili prodotte da una stampa libera e indipendente sono risorse di nuovo preziose. La vera linfa vitale per poter ripartire.

E l’Occidente per combattere questa nuova guerra deve promuovere uno sforzo politico e scientifico straordinario, al pari di quanto fu fatto negli anni ’40 con il “Progetto Manhattan”. Ed anche questa volta si tratta di una sfida esistenziale.

Non è dunque più rinviabile la promozione di una grande alleanza scientifica per la bio-difesa contro i nuovi pericoli che minacciano la sopravvivenza dell’umanità: le pandemie, il bio-terrorismo, i rischi di conflitto chimico e batteriologico, i cambiamenti climatici. Servirà uno sforzo straordinario e di lungo periodo e sarà necessaria la stessa tenacia che permise agli Alleati prima di sconfiggere le dittature più orribili del pianeta e poi, con la Nato, di impedire la diffusione in Europa del virus del totalitarismo.Europa e Usa possono essere i primi pilastri sui quali poggiare la nuova sfida: e si dovrà iniziare allocando fondi e risorse illimitate ai laboratori scientifici, fra le due sponde dell’Atlantico, per testare e produrre un vaccino sicuro, efficace e disponibile in grandissime quantità.

E se oggi le democrazie, per proteggere i propri cittadini, sono costrette ad isolarsi e persino a ridurre l’esercizio di diritti che fino a ieri abbiano ritenuto inalienabili (la libertà di movimento…), la nuova alleanza politica e scientifica per la bio-difesa potrà vincere soltanto se saprà anche inaugurare una nuova stagione di cooperazione e interdipendenza.

E la sfida va anche lanciata alle autocrazie, a cominciare da Russia e Cina, che invece di cogliere nuove opportunità di cooperazione, sembrano voler usare la pandemia per ottenere vantaggi nel proprio posizionamento geo-politico.

Le fabbriche russe di fake news di nuovo in azione per screditare l’Occidente, facendolo apparire come debole e disorganizzato nel fronteggiare l’emergenza e il tentativo cinese di proporsi come leader globale nel contrasto della pandemia, utilizzando gli strumenti della dittatura digitale (controllo ferreo dell’informazione – inclusa l’espulsione di giornalisti stranieri – e della società, riconoscimento facciale, ecc..), seguono uno schema arcaico, oramai spazzato via dalla prima pandemia globale che sta cambiando drammaticamente le regole del gioco. —

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