L’Unione europea si presenta a quello che doveva essere un appuntamento storico divisa come forse mai. Se il Consiglio europeo di ieri pomeriggio, la riunione (in videoconferenza) dei capi di Stato e di governo, non è finito a pesci in faccia è perché il mercato ittico era stato consumato tutto per la riunione tra gli ambasciatori dei vari Paesi europei a Bruxelles che precede il Consiglio: l’Ue non ha una strategia comune per rispondere alla recessione innescata dal coronavirus e, per la prima volta, vede un conflitto aperto tra una maggioranza all’interno del board della Bce e i Paesi guida dell’Unione, cioè il blocco del Nord o, riassumendo, la Germania. Il Consiglio si è concluso buttando la palla avanti. Come ha fatto sapere al termine Giuseppe Conte, ai “cinque presidenti” (Commissione, Consiglio, Eurogruppo, Bce e Parlamento) “è stato affidato il compito di tornare con una proposta entro 10 giorni”. L’Italia, per una volta, ha puntato i piedi e il comunicato finale è un brodino che sancisce solo che tutti sono d’accordo sul fatto di non essere d’accordo: viene dato mandato all’Eurogruppo di trovare una soluzione entro due settimane.

Per capire serve un breve riassunto. Il lockdown mondiale farà crollare la ricchezza prodotta nel mondo e anche in Europa. La cosa è senza precedenti in questa forma e richiede una enorme risposta da parte degli Stati per far sì che il dopo-virus non sia peggio della pandemia. In Eurozona questo compito è complicato dalla struttura dei Trattati, che impediscono un intervento diretto della Banca centrale. La Bce, però, ha già varato un programma di acquisti sul mercato da almeno 750 miliardi che al momento ha stabilizzato gli spread. Problema: ci sarà bisogno di più soldi. Chi può darli? Si è cominciato a parlare del Mes, l’ex fondo salva-Stati, che però concede prestiti solo se ci si impegna a ridarli a tappe forzate (le famose “condizionalità”) tagliando spese e aumentando tasse: un suicidio. Il ricorso al Mes, però, consente a chi lo chiede l’intervento diretto della Bce: sempre con le condizionalità-capestro però.

L’Italia allora ha proposto di far intervenire il Mes “senza condizionalità” e due giorni fa, insieme ad altri otto Paesi (Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, etc), ha lanciato persino una forma di “eurobond”. La Germania e gli altri Paesi del Nord (Austria, Finlandia, etc) hanno detto (al solito) no: i Trattati non si cambiano, le condizionalità restano e non ci sarà alcuna “mutualizzazione” del debito. E qui veniamo a ieri: l’Eurogruppo (i ministri delle Finanze dell’euro) aveva preparato una bozza di accordo secondo le richieste di Berlino (il sito del Fatto Quotidiano l’ha pubblicata ieri in esclusiva), ma l’Italia e gli altri hanno detto no. Per questo sono volati gli stracci.

Teoricamente, a coprire le emissioni di debito aggiuntivo degli Stati – tanto più che il Patto di stabilità è sospeso – basterebbe la Bce, ma il board è spaccato e la presidente Christine Lagarde non sa fin dove potrà spingersi (anche le banche della sua Francia sono assai in difficoltà). Il livello di scontro è tale che i vertici della Bce hanno affidato alla Reuters, loro voce “non ufficiale”, un duro attacco a Berlino & C: “La Bce non intende impiegare il programma di emergenza Omt, ritiene che sia uno strumento inappropriato per contrastare la crisi da coronavirus”.

Altrettanto irrituale la veemenza delle parole di Conte: “Nessuno pensa a mutualizzare il debito: ciascun Paese risponderà per il proprio”, “qui si tratta di reagire con strumenti innovativi e adeguati a una guerra che, per essere vinta, va combattuta insieme”.

Quanto al ricorso al Mes, la posizione italiana sembra diventata un no secco (il che pare contraddire, dunque, il lavoro di Roberto Gualtieri in seno all’Eurogruppo, sede in cui un veto italiano non è stato mai prospettato in questi giorni): “Se qualcuno pensa ai meccanismi di protezione personalizzati elaborati in passato, allora voglio dirlo chiaro: non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l’Italia non ne ha bisogno”.

L’Ue attualmente sono insomma almeno due, se non tre (il blocco dell’Est, al momento in traballante alleanza coi nordici): raggiungere un compromesso politicamente accettabile da tutti pare al momento impresa assai difficile, anche per cinque presidenti. “Le conseguenze del dopo Covid-19 vanno affrontate domattina, non nei prossimi mesi”, dice Conte ai colleghi. Il premier italiano è convinto di avere il coltello dell’alleanza con la Francia (e gli altri) dalla parte del manico in questo momento: le ostilità, però, sono appena iniziate.