Consumi, crisi profonda e dieci miliardi in meno

Effetto pandemia, i dati di Confcommercio: Toscana quarta tra le più colpite

Mauro Bonciani

 

Ancora una conferma della gravità della crisi economica innescata dalla pandemia. Questa volta è Confcommercio che fotografa l’effetto Covid che ha«gelato» i consumi: a fine 2020 ogni toscano avrà speso ben 2.700 euro in meno rispetto al 2019, quindi in tutto 10 miliardi di euro di minor consumi in Toscana.

Una cifra che arriva a molti mesi di distanza dallo studio della Camera di Commercio di Firenze che stimava nell’area fiorentina un calo dei consumi fino a 1,7 miliardi e che conferma come la crisi sia profonda e coinvolga tutti i territori e tutti i settori della regione. Risultato, in base all’ufficio studi di Confcommercio sui consumi regionali in tutta Italia, la Toscana si piazza al quarto posto nella graduatoria delle regioni che hanno subito la maggior perdita di consumi rispetto al 2019, sia a livello percentuale (-13,8%, inferiore solo alle perdite di Trentino Alto Adige -16%, Veneto -15,1% e Valle d’Aosta -14,2%) sia in termini di valore assoluto (-10.210 milioni di euro, una diminuzione inferiore solo a quella registrata in Lombardia con -22.612 milioni, Veneto con -14.304 e Lazio con -12.593). E la percentuale toscana di perdita è superiore anche alla media nazionale, ferma al -10,9%. «Al di là delle differenze territoriali, il quadro è ovunque sconfortante perché i mancati consumi si traducono in un brusco stop alla crescita economica, allo sviluppo delle imprese e alla tenuta occupazionale — sottolinea la presidente di Confcommercio Toscana, Anna Lapini — e quello che è più drammatico, secondo le previsioni del nostro ufficio studi, è che dovremo aspettare almeno cinque anni per tornare ai livelli di spesa pro capite del 2019».

«Questi dati confermano, se ce ne fosse ancora bisogno, l’assoluta eccezionalità di quest’anno nella storia economica italiana del dopoguerra — dice il direttore di Confcommercio Toscana, Franco Marinoni — abbiamo spazzato via in un colpo quasi trenta anni di sviluppo, tornando ai livelli di spesa della metà degli anni Novanta e senza prospettive a breve termine di poter recuperare quanto perduto». E secondo Marinoni «per reggere uno scenario così devastante, c’è bisogno di riforme strutturali, da finanziare in parte con i fondi europei, per tornare a crescere a ritmi più coerenti con le aspettative di famiglie e imprese. Il rischio, altrimenti, è anche quello di non ritrovare la competitività a livello internazionale, dopo che la pandemia sarà finalmente passata».

Sulla Toscana ha pesato il settore turistico che ha penalizzato le sue città d’arte, ad iniziare da Firenze che registrerà almeno 5 milioni di presenze in meno in dodici mesi a causa della mancanza di stranieri, con la regione che perderà tra i 4 e i 7 miliardi di euro a causa dell’emergenza Coronavirus, secondo Irpet.

E dire che a febbraio la Camera di Commercio di Firenze stimava che nel 2020, per la prima volta, il valore aggiunto generato dal settore turistico nella città metropolitana di Firenze avrebbe superato i 2 miliardi di euro; con nel periodo gennaio-agosto un aumento di presenze di 1,2% per l’area metropolitana e +2,6% per Firenze. Poi il coronavirus ha riscritto la storia.

 

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