Commissione sulle banche, partenza a ostacoli.

Questa dovrebbe essere la settimana del chiarimento sull’alternativa che si profila per la commissione parlamentare di inchiesta sulle banche, tra un decollo efficace che possa promettere risultati importanti e la pratica impossibilità di fare alcunché nel tempo non lungo che ci separa dalla fase pre-elettorale, considerato il temporeggiamento attribuibile sostanzialmente alla maggioranza. In questa attesa, dal Pd viene l’indicazione secondo cui la commissione come primo impegno dovrebbe ascoltare il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, il quale per di più dovrebbe poi dare una mano su come inquadrare i lavori. Se tale idea fosse accolta, significherebbe che la commissione parte senza un necessario e organico programma dell’attività; per di più ciò accade per un’indicazione «ab extra», senza che se ne sia discusso nella sede dell’organo, i cui componenti non sono stati ancora designati proprio dal Pd. Ma poi che significato avrebbe audire Visco per primo, quando semmai logica vorrebbe che egli sia ascoltato quando la commissione ha compiuto una parte non secondaria della propria attività per conoscere anche il giudizio sugli eventuali rilievi e critiche che vengano mossi alla Vigilanza e, prima ancora, per i necessari chiarimenti su un complesso di materie e fatti che è stato finora presentato nel segno assai spesso di fake news? Sarebbe strano che l’ipotizzata iniziale convocazione di Visco, che darebbe l’immagine, sbagliata e contraria alla legge istitutiva, di un’inchiesta mirata innanzitutto sulla Banca d’Italia, finisse con avere l’intento di un collegamento con il rinnovo della nomina al vertice dell’istituto di Via Nazionale. Ugualmente sarebbe strano se una tale iniziale convocazione risultasse destinata a far passare in secondo piano quella più volte annunciata dell’ex amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, con riferimento alle notizie riportate nella pubblicazione di Ferruccio de Bortoli in merito al salvataggio dell’ex Popolare Etruria. Plateale e contraddittoria poi risulta l’ammissione di un bisogno di aiuto che Visco, dunque Bankitalia, dovrebbe prestare per definire il modus operandi della Commissione. Ma come: si è detto da anni dell’essenzialità di un tale organo e ora non si sa come procedere? Una confusione maggiore sarebbe impossibile. Tutto comunque milita perché le audizioni e le testimonianze da esaminare scaturiscano, come logico, da un confronto all’interno della commissione sulla base delle proposte che presenterà il presidente insieme con il collegio di presidenza. Come accennato, occorre un’approfondita analisi su come organizzare non solo l’ascolto delle persone informate ma anche la produzione di documenti e le eventuali indagini in loco; ma soprattutto è fondamentale scegliere il modo in cui affrontare l’inchiesta, se con riferimento agli anni o agli istituti, partendo da quelli in crisi, o, prima ancora, alle cause della stessa crisi, muovendo da quelle riferibili al contesto internazionale. Fanno parte ovviamente dell’inchiesta il ruolo che ha avuto la normativa e l’azione degli organi di controllo. Ma ci si guardi da impropri collegamenti, come nel caso delle nomine, o da sovrapposizioni e intersecazioni con i compiti che sta svolgendo l’autorità giudiziaria. Se si dovessero verificare questi tipi di patologico deragliamento dell’indagine, i suoi risultati finirebbero con l’essere non solo inutili ma addirittura dannosi. E avrebbero ragione quanti sin d’ora iniziano a celebrare una sorta di «de profundis» della commissione. Si ritorni allo statuto, dunque, e non si vulnerino le competenze della commissione già prima che inizi a organizzarsi. Resta in ogni caso il fatto che, se si continuerà a temporeggiare, l’opinione di chi vi vede l’intento di fare intersecare l’opera della commissione con la sessione di bilancio e altri importanti provvedimenti legislativi, per depotenziare la portata dell’inchiesta, acquisirà fondamento.
MF
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