Allarme di Lamorgese per settembre
Andrea Arzilli
ROMAC’è un «rischio concreto» che la crisi economica legata al Covid produca tensioni sociali in autunno». La ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, lancia l’allarme ad Agorà Estate, su Rai 3, segnalando il timore che la recessione possa sfociare in episodi di rabbia sociale. Il quadro racconta di serrande abbassate, di aziende che chiudono, di interi settori in ginocchio, come commercio e turismo, e di un tasso di disoccupazione che cresce. Insieme a qualche ritardo nell’erogazione degli ammortizzatori sociali, ma soprattutto allo sciacallaggio delle mafie che si insinuano tra le difficoltà economiche di negozianti e imprenditori prestando soldi a usura, gli effetti della crisi sull’economia del Paese possono diventare l’innesco di un autunno particolarmente caldo. E quindi anche terreno fertile, è quanto si teme al Viminale, per chi avesse intenzione di cavalcare sotto il profilo politico le possibili proteste di piazza. «Il rischio è concreto perché a settembre-ottobre vedremo gli esiti di questo periodo di grave crisi economica», dice Lamorgese prima di spiegare da dove nasce la sua preoccupazione. «Vedo negozi chiusi, cittadini che non hanno nemmeno la possibilità di provvedere ai propri bisogni quotidiani — riflette la titolare del Viminale —. Il governo ha posto in essere tutte le iniziative necessarie per andare incontro a queste esigenze, ma il rischio è concreto».
Già qualche settimana fa la ministra aveva segnalato il pericolo che la crisi fosse l’habitat perfetto per la criminalità organizzata. E aveva lanciato un appello agli imprenditori affinché si rivolgessero alle istituzioni, e non agli usurai, «perché in gioco non c’è solo la sopravvivenza delle vostre attività ma anche la salvaguardia dell’economia legale». Adesso a quell’allarme se ne aggiunge un altro, ovvero che gli estremismi di destra e di sinistra sfruttino il malcontento generale facendo scoccare qualche scintilla nel corso delle prevedibili proteste di autunno. In più, c’è il timore che le forze dell’ordine diventino il bersaglio degli esagitati. Qualche segnale di tensione si è registrato già durante i mesi in cui le misure anticontagio erano particolarmente restrittive, quando le forze di polizia hanno dovuto far rispettare il distanziamento sociale e il divieto di assembramento. In alcuni casi si è quasi arrivati allo scontro, talvolta perché c’era qualcuno come CasaPound a fomentarlo. «Vedo un atteggiamento di violenza contro le forze di polizia assolutamente da condannare: a loro deve andare il ringraziamento mio e quello di tutti gli italiani perché garantiscono l’ordine democratico e la sicurezza dei cittadini», dice Lamorgese secondo cui, anche se i numeri del contagio sembrano sotto controllo, la priorità del governo continua a essere quella di evitare nuovi focolai di infezione, con riferimento specifico all’attualità dei casi di Covid che arrivano dall’estero. «L’obiettivo è evitare il crearsi di nuovi focolai, quindi stiamo ponendo in essere tutte le attività necessarie per monitorare, controllare e evitare eventuali arrivi che potrebbero creare un nuovo focolaio». Tutto per scongiurare un nuovo lockdown che, oltre a sancire il ritorno dell’emergenza sanitaria, potrebbe complicare la situazione economica. «Non possiamo ignorare la possibilità di un ritorno del virus — dice ancora la ministra —. Ma proprio per questo i nostri atteggiamenti devono essere ancora più responsabili, perché dobbiamo evitare un nuovo lockdown». Parole che però vengono criticate dall’opposizione. «L’allarme di Lamorgese era facilmente preventivabile — dice Mariastella Gelmini (FI) —: non è il Covid di per sé ad amplificare il malcontento popolare, ma la lentezza e l’inadeguatezza delle soluzioni messe in campo dal governo per superare la crisi economica».
Vedo un atteggia-mento
di violenza nei confronti
delle forze
di polizia che è
assoluta-mente da condannare