Perù, Brasile e Moldavia nella blacklist di 13 Paesi Così l’Italia si blinda

LA STRETTA CONTRO IL VIRUS
Sette Regioni con Rt oltre 1 e a far paura sono i casi d’importazione Ansia per 900 bengalesi
di Michele Bocci e Fabio Tonacci
Stop agli arrivi da 13 Paesi considerati a rischio. L’Italia si blinda e prova a tenere fuori il virus impedendo l’ingresso di chi vive nelle zone del mondo attualmente più colpite o vi è transitato nelle ultime 2 settimane. L’obiettivo è evitare un altro “caso Bangladesh”: da quattro voli charter Dacca-Roma a giugno sono sbarcate decine di persone Covid-positive, eludendo i controlli. E proprio i focolai accesi da cittadini arrivati dall’estero trainano il contagio in Italia. Secondo gli ultimi dati, salgono a 7 le regioni con indice di trasmissibilità Rt oltre 1.
La lista nera
Con ordine, dunque. Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia Erzegovina, Cile, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldavia, Oman, Panama, Perù, Repubblica Dominicana: chiunque nei 14 giorni precedenti abbia soggiornato o sia passato da questi Paesi non può entrare in Italia. Lo stabilisce l’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza. Sarà valida fino al 14 luglio, quando dovrebbe confluire in un Dpcm. Il governo chiede alle compagnie aeree di non far nemmeno partire chi proviene da quei Paesi e conta di arrivare in Italia attraverso uno scalo europeo. Inoltre sospende i voli diretti e indiretti da e per quegli Stati. «Nel mondo, la pandemia è nella sua fase più acuta. Non possiamo vanificare i sacrifici fatti dagli italiani in questi mesi», dice Speranza.
Per gli italiani c’è l’isolamento
L’ordinanza prevede che gli italiani che vivono o hanno transitato nei 13 Paesi possano rientrare a patto di sottoporsi a 14 giorni di isolamento. Per stilare la black list si sono basati sul livello di circolazione del virus, definendo rischiosi quelli in cui negli ultimi 14 giorni si sono avuti più di 200 casi per 100mila abitanti. Se invece i casi sono inferiori, il blocco scatta solo se da quel Paese c’è un flusso consistente di viaggiatori verso l’Italia, oppure nel caso di Stati con un sistema sanitario debole nel contenere le epidemie.
Le regole in vigore
Per chi rientra dai Paesi Schengen o della Ue non è prevista alcuna precauzione. Per chi arriva dall’area extra Schengen, ma non ovviamente da uno degli Stati nella black list , ci sono due possibilità. Se si proviene da uno dei 15 Paesi per i quali l’Europa ha riaperto le frontiere (tra questi Giappone, Canada e Cina, per la quale però vale il principio di reciprocità) bisogna fare l’isolamento di 14 giorni. Gi altri invece possono entrare solo per gravi motivi di lavoro e salute (sempre con isolamento).
Anche le Marche oltre l’1
È anche a causa dei focolai partiti da cittadini arrivati dall’estero se il virus circola ancora. La cabina di regia di ministero della Salute e Istituto superiore di sanità nel monitoraggio settimanale ha rilevato 7 regioni con un Rt sopra 1: Lombardia (1,02), Piemonte (1,04), Veneto (1,11), Emilia (1,12), Lazio (1,13), Marche (1,13), Toscana (1,48). Va detto che adesso bastano pochi casi, anche 4 o 5, per spostare sensibilmente l’Rt. Riguardo ai focolai, se ne registrano di nuovi 1 o 2 per regione. Fa eccezione l’Emilia che ne ha più di 20.
I voli osservati speciali
In queste ore i contact tracer di mezza Italia sono al lavoro per rintracciare i 900 bengalesi arrivati con 4 voli charter Dacca-Fiumicino (il 12, il 17, il 23 e il 26 giugno). L’allerta è iniziata quando, a inizio luglio, gli epidemiologi della Asl Roma 2 hanno ricevuto la notifica di due positivi tra quei passeggeri. «Siamo preoccupati », spiega a Repubblica il dottor Antonio Miglietta del Dipartimento malattie infettive della Asl Roma 2, dove i positivi nella comunità del Bangladesh, nel frattempo, sono saliti a 70. «Il contagio “da importazione” sta prendendo una piega troppo grande». Con una mail alle associazioni islamiche romane, Miglietta ha invitato gli imam a tenere chiuse oggi «le moschee frequentate dalla comunità del Bangladesh». Non tutti i passeggeri sono rimasti a Roma, come dimostrano il focolaio di 11 casi scoppiato a Viareggio e la storia del 53enne fermato dalla Polizia ferroviaria a Termini il 7 luglio. Era arrivato in Italia col volo del 23 giugno. Positivo al Covid, ha violato la quarantena fiduciaria in un comune del Ravennate «per andare a cercare un lavoro». Il suo itinerario, durato 5 giorni, è ancora da accertare.
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