Da un attico a un altro, così fa rete il nuovo potere. Lunedì sera a Roma, terrazza con vista Cupolone dell’hotel Atlante. Cena di autofinanziamento dell’associazione Gianroberto Casaleggio. Trecento euro per iscriversi, sessanta se ci si accontenta del menù. La musica è gratis, basta la festa del diciottenne del piano di sotto. Davide mostra slide, avvita link di potere. A tutti fa distribuire un santino laico a due facce: una con il logo dell’associazione, l’altra con un aforisma di Casaleggio senior. C’è sempre Artom, Gianluigi Nuzzi e Gianluigi Paragone. E poi il sociologo Domenico De Masi. Emilio Carelli incrocia un direttore Mediaset. “Che ci fai qui?”. “Sto nell’associazione, sono venuto apposta da Milano!”. Contaminazione pianificata, melting pot a gocce: ogni socio può presentare soltanto un altro socio, come in una catena. Invisibile, però, tanto l’elenco non è pubblico. “Ragioni di privacy”.
Non gli serve svelarsi, è il custode del sacro Graal del Movimento: l’associazione Rousseau. Lo sa anche Luigi Di Maio, che osserva dal tavolo accanto. Casaleggio ritaglia per tutti dieci cartoncini – “a”, “b”, “c”, fino alla “j” – e indica dieci obiettivi, agli ospiti il compito di individuare le tre priorità. Prende la parola Maria Rita Parsi, psicologa e volto noto in tv. È sua la lezione sul lato oscuro del potere, con tanto di parallelo tra l’esercizio del comando genitoriale e quello politico.
Tutto è concesso a Casaleggio jr., in questa sua luna di miele con la storia. Anche ignorare i sentimentalismi anarchici di Grillo, che sull’attico non vuole salire. Oppure raccontare dalle pagine di quel tempio democratico chiamato Washington Post che il Parlamento è un residuo del passato, proprio mentre il Movimento lotta per conquistare la presidenza della Camera: “La democrazia diretta, resa possibile dalla Rete, ha dato una nuova centralità del cittadino. Alcune organizzazioni politiche e sociali attuali sono destinate a scomparire. La democrazia rappresentativa, quella per delega, sta perdendo via via significato”. Poi certo, poliziotto buono e poliziotto cattivo, infatti Di Maio precisa: “Questo Palazzo per me è sacro”.
Affossare un sistema per comandarlo, ecco il piano consegnato da “Casaleggio il piccolo” al WP. Basta poco: lo scettro del web, la piattaforma che scrive le leggi, un’elite con la Rousseau Open Academy che promette “candidati di altissima qualità”: è tutto in mano all’erede di un esperimento collettivo da undici milioni di voti. Quindi basta con i “vecchi partiti moribondi” e pure antieconomici: “Ogni singolo voto – è il calcolo della campagna elettorale a cinquestelle – ci è costato 8 centesimi di euro”. E mille di queste cene di auto finanziamento, che faranno cassa assieme ai sei milioni di euro che gli eletti in Parlamento bonificheranno a Rousseau. “Il nostro obiettivo – giura Davide – è un milione di iscritti”. Basta stringersi un po’, in salotto.