Caos al Senato per il caso Gregoretti. Si vota il 20, forse

Ormai è sempre più un pasticcio la decisione su quando la Giunta delle immunità del Senato deve votare l’eventuale autorizzazione a procedere per Matteo Salvini per il caso della nave Gregoretti. Dopo giorni di discussioni e liti in commissione, ieri la conferenza dei capigruppo avrebbe dovuto finalmente sciogliere il nodo stabilendo se far slittare il voto già fissato per il 20 gennaio, come chiesto da Pd, M5S, Italia Viva e LeU, oppure no. Discussione a dir poco agitata, come dimostrano le urla che fino a tarda sera si sono sentite anche nei corridoi antistanti l’aula. Oggetto dello scontro: se la Giunta delle immunità debba essere considerata organo giurisdizionale, come sostenuto dalle destre, e in questo caso non sottoposta alle decisioni adottate della capigruppo (compresa quella di sospendere i lavori per la campagna elettorale delle regionali), oppure no, come chiesto invece dalla maggioranza che preferirebbe arrivare a un giudizio dopo il voto in Calabria ed Emilia Romagna.

La presidente del Senato Elisabetta Casellati si sarebbe detta convinta che al Giunta non possa essere equiparata alle altre commissioni parlamentari in quanto organo giurisdizionale e gode quindi di una propria autonomia, anche nello stabilire il calendario dei lavori. Una posizione analoga a quella espressa nei giorni scorsi dal presidente dell’organismo, Maurizio Gasparri. Rinviando eventualmente la questione alla giunta per il regolamento per un ulteriore parere. Proposta che ha fatto però insorgere la maggioranza: «Da più di un anno la presidente non ha mai integrato con esponenti del gruppo Misto e delle Autonomia la Giunta per il regolamento dove, considerando anche i cambi di casacca che ci sono stati nel frattempo, la maggioranza ora è in minoranza», protesta la capogruppo del Misto Loredana De Petris.La riunione si chiude con un nulla di fatto. Circola l’ipotesi di un voto in aula per questa mattina che però, anche se si facesse, non servirebbe a nulla. Come spiega il capogruppo del Pd Andrea Marcucci. «Prediamo atto che è inutile insistere su stop lavori», afferma al termine della riunione. «In ogni caso non siamo interessati a tornare in aula con il calendario – ha continuato Marcucci – perché sia chiaro che se il presidente Gasparri ha l’autonomia di prendere decisioni diverse da quella presa dalla capigruppo e poi dall’Aula, anche all’unanimità, è inutile votare nuovamente in Aula il calendario».

L’ultima mediazione è affidata alla Casellati che oggi sentirà Gasparri. È chiaro però che se quest’ultimo non dovesse fare marcia indietro si voterà il 20 gennaio. In tal caso, prosegue Marcucci, «ne prenderemo atto e il 20 sarà confermata la Giunta, con la votazione. Poi, politicamente ognuno prenderà le sue decisioni». Senza però dimenticare, come ricorda De Petris, che il voto finale spetterà comunque all’aula del Senato a febbraio.

«Non sono preoccupato. Io sono orgoglioso di quello che ho fatto e se mi mandano a processo aspetto anche tutti voi in tribunale», ha ripetuto anche ieri Matteo Salvini parlando in un comizio a Castenaso, nel bolognese. Sulla vicenda è intervenuto anche Matteo Renzi. «Noi non dobbiamo giudicare se Salvini sia colpevole, dobbiamo dare un giudizio politico, per me Salvini ha sbagliato e sono molto convinto della mia tesi. Se mi chiedete se per me si può processare dico: sì», ha detto il leader di Italia Viva parlando ieri sera a Porta a Porta. Aggiungendo però di avere «molti dubbi che si arriverà a una sentenza di condanna».

 

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