Berlusconi vuole il partito unico del centrodestra con Giorgia Meloni, ma lei non ci sta

L’editoriale del direttore Nico Perrone per Dire Oggi

ROMA – Silvio Berlusconi è tornato, e vuole il partito unico del centrodestra a tutti i costi. Che è qualcosa di diverso dalla federazione lanciata solo qualche giorno fa da Matteo Salvini della Lega. E si torna a fantasticare sugli sviluppi di questa possibile operazione.

Da una parte ‘aiutare’ il Carroccio di Capitan Salvini a trasformarsi in Forza Lega per rimanere primo partito del Paese e lasciare Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni a debita distanza. Magari traghettare tutti e tutto dentro il Partito Popolare europeo, così da avere i lasciapassare validi in caso di vittoria alle prossime politiche e non ritrovarsi con dei No pesanti a livello internazionale per i futuri incarichi di Governo. Si potrebbe pure puntare, come centrodestra insieme ai delegati delle 15 regioni da questo governate, come premio, a portare Silvio Berlusconi al Quirinale il prossimo febbraio. Con l’accordo di restare due anni, per dare tempo al premier Mario Draghi di giungere a fine legislatura. A seguito delle successive elezioni politiche, con cui si eleggerà il nuovo Parlamento di 600 membri frutto della riforma Costituzionale, Berlusconi per galateo istituzionale e rispetto verso le nuove Camere dovrebbe lasciare il posto proprio a Mario Draghi. E sarebbe l’inquilino del Colle, per i successivi 7 anni, a garantire il nostro Paese e il governo che verrà a livello internazionale, lui a seguire da lassù il corretto rispetto degli impegni presi per la gestione dei fondi europei. Berlusconi a quel punto resterebbe in campo come senatore a vita.

Oggi il Cavaliere, parlando con i suoi, ha lanciato un vero e proprio appello a tutti gli alleati per dar vita a un partito unico del centrodestra con dentro Fratelli d’Italia. Ma proprio Giorgia Meloni ha detto no: “Auspico sempre che la coalizione di centrodestra sia forte e compatta. Noi siamo sempre stati disponibili a rinunciare a qualcosa pur di mantenere la compattezza della coalizione perché vogliamo andare e governare l’Italia e per governare serve una maggioranza coesa, che abbia i numeri per fare le cose che vanno fatte”, ha spiegato la leader di Fratelli d’Italia, aggiungendo che “i miei avversari non saranno mai gli altri partiti della coalizione, quello che mi interessa è che FdI superi il Pd e il M5s”.

Il non detto è la partita in atto, feroce, tra FdI e Lega, con Meloni che stando ai sondaggi è ormai prossima a superare il Carroccio. Meloni, anche nel suo libro, ha detto chiaramente che si candida a governare il Paese, quindi nessun mischione ma conta dei voti e chi ne prenderà uno in più quello sarà il candidato premier. Anche perché, la ciliegina sulla torta, “Fratelli d’Italia oggi vanta la migliore classe dirigente tra i partiti presenti in Parlamento – ha sottolinerato Meloni- non fosse altro che noi abbiamo dovuto guadagnarci ogni centimetro di strada con sudore della fronte non potevamo permetterci di candidare, a differenza di altri, persone che non avevano a che fare con la politica ma magari rappresentavano il nome di grido. Noi no, noi avevamo bisogno del radicamento e di persone che sapessero fare in Parlamento il loro lavoro. E se oggi Fdi con il 5% della presenza parlamentare riesce a far opposizione con dedizione, competenza e proposte che si rivelano le migliori, è perché abbiamo una classe dirigente che prima di arrivare lì ha macinato lavoro sul territorio per decenni”. Con buona pace di Berlusconi.

 

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