Mai una critica sul merito, un fatto inoppugnabile: solo occhi al cielo, nasi arricciati, bocche storte, occhi strizzati, braccia allargate. Ogni tanto speravano che fosse finalmente finita e s’illuminavano d’immenso: come quando annunciarono che Conte aveva svenduto l’Italia a Trump in cambio del tweet pro-Giuseppi, facendo incontrare i capi dei nostri servizi col ministro della Giustizia americano per passargli montagne di segreti di Stato sul leggendario Mifsud, ma l’imminente pubblicazione del “rapporto Barr” (“questione di giorni”, “di ore”), ovviamente esplosivo e definitivo (“il premier trema”, “terrore a Palazzo Chigi”, “notti insonni”), avrebbe raso al suolo la montagna di menzogne fabbricata dall’“Azzeccagarbugli di Volturara Appula” con i suoi complici spioni, segnandone l’ignominiosa fine politica, morale, forse anche biologica. Poi, siccome il rapporto Barr non uscì o non smentì nulla, provvide l’Innominabile a far tutti contenti, minacciando un giorno sì e l’altro pure la crisi di governo che i signorini grandi firme davano per scontata e imminentissima, facendo a gara a intervistare Messer Trepercento come ai bei tempi del 40,8%.
E già sognavano una Gioiosa Macchina da Guerra capitanata da un bel “riformista” tipo i fu Sala e Gori col contorno di qualche sardina sfusa, per tornare al vecchio caro (e falso) bipolarismo. Non secoli fa: un mese fa. Poi è arrivato il coronavirus, una prova mai vista prima che, se fosse stato vero un centesimo di quel che dicevano lorsignori, avrebbe dovuto esaltare tutte le magagne del premier e del suo governicchio senz’anima. Invece, sorpresa. Anziché circondarsi di no-vax, complottisti, terrapiattisti e rettiliani, il noto pirla dà retta agli scienziati e sperimenta – primo nel mondo democratico – una cura da cavallo per contenere il contagio e l’annessa recessione. In Italia apprezzano quasi tutti e all’estero quelli che non apprezzano sono costretti, dopo qualche giorno di spiritosaggini anti-italiane, a copiare, incollare e tradurre nelle rispettive lingue i decreti dell’Azzeccagarbugli di Volturara Appula e dei suoi ministrucoli senz’anima. Il tricolore sventola in tutto il mondo, persino in Italia. Tutti, con grande nonchalance, titolano che “gli altri ci copiano”, “l’Italia fa scuola”. E azzardano persino pallide criticucce non solo a Trump e Johnson (sovranisti, cioè brutti), ma financo a Lagarde, Macron e Sánchez (europeisti-progressisti, cioè belli). Qualche furbacchione tenta di insinuare che sia colpa di Conte&Casalino pure la fuga di notizie sulla bozza del decreto per la zona rossa in Lombardia e altre 13 province, e dunque la fuga di massa verso Sud. Poi però la Cnn dice che la bozza l’ha avuta dalla Regione Lombardia. E l’esodo prosegue nei giorni successivi, anche quando tutta l’Italia è diventata zona arancione, dunque la fuga di notizie (peraltro vere) non c’entrava niente con la fuga della gente: c’entrava la notizia, che avrebbe sortito effetti analoghi anche se fosse uscita dopo, col decreto ufficiale, anziché sei ore prima, con la bozza. E non certo perché gli italiani abbiano Caporetto nel sangue: altrimenti non si spiega l’identica fuga (senza Conte&Casalino) degli illuministi parigini quando Macron s’è deciso a chiudere in casa anche loro. A questo punto, delle due l’una: o si continua a ripetere coerentemente che Conte è una pippa e il suo governo pure (in compagnia di Capezzone, Farina, Facci, Capuozzo e Innominabile), o si ammette di avere sbagliato finora.
Per carità, non è necessario aggiungere chi aveva visto giusto: sarebbe troppo. Ma un pizzico di sana autocritica, prima di voltare gabbana, sarebbe il minimo. Magari dire: “Meno male che i nostri consigli non sono stati ascoltati e i nostri auspici non si sono avverati, altrimenti oggi a gestire questo po’ po’ di casino avremmo il Cazzaro che chiude tutto, riapre tutto, richiude tutto (tranne la bocca), poi va a spasso con la ragazza. O magari un governissimo con l’Innominabile che, pur di stare sui giornali, andrebbe in giro a fare tamponi ai passanti o a ingoiare pipistrelli”. Poi però bisogna frenare le lingue per non esagerare dall’altra parte. Conte è una persona seria, ma non è Churchill. Quindi va bene diventare contiani, ma forse il “God Save Conte” di Francesco Merlo su Repubblica è un filino troppo.