Bce, il bazooka a salve: la Grecia e gli altri flop.

draghi

ALEXIS TSIPRAS RESPINGE L’APERTURA DI DRAGHI: “NON RISPETTERÒ GLI ACCORDI DEI PRECEDENTI GOVERNI”. I TEDESCHI CONTINUANO A CONTESTARE LE MISURE
di Stefano Feltri

A prima vista il bazooka della Bce ha ottenuto tutti i risultati: la decisione di Mario Draghi e del consiglio della Bce hanno annunciato un piano di acquisti di titoli pubblici per 1.140 miliardi di euro sta indebolendo il cambio dell’euro con il dollaro, spingendo le Borse e abbassando il costo del credito. Piazza Affari cresce dello 0,35 per cento, l’euro scende fino a 1,12 dollari, ai minimi del 2003, il tasso di interesse fissato dal mercato per i buoni del Tesoro italiani a 10 anni scende sotto il minimo storico, all’1,5 per cento.    Tutto bello, bellissimo. Ma soltanto in superficie. Ci sono almeno tre segnali che invitano a ridimensionare l’ottimismo.    INCOGNITA GRECA. Nel comunicato ufficiale della Bce, Mario Draghi ha fatto un’apertura, molto discreta ma chiara, alla Grecia: la Bce non può comprare titoli di Stato di Paesi dell’eurozona con un rating al livello spazzatura, cioè Grecia e Cipro, tranne nel caso in cui siano impegnati in programmi di riforme negoziati con l’Unione europea in cambio di assistenza finanziaria. Tradotto: caro Alexis Tsipras, se quando vincerai le elezioni domenica con Syriza non sgancerai la Grecia dal rapporto con la troika (Ue-Bce-Fmi), la Banca centrale europea comprerà anche titoli greci, sostenendo l’economia e alleggerendo i bilanci delle banche locali. Che ne hanno parecchio bisogno, visto che nei giorni scorsi hanno dovuto richiedere l’utilizzo della linea di liquidità di emergenza (ELA) per evitare che la fuga di capitali pre-elettorale causasse disastri.    Ieri è arrivata la risposta di Tsipras: un eventuale governo guidato dalla sinistra di Syriza “non rispetterà accordi firmati dal suo predecessore”, cioè dall’esecutivo di centrodestra di Antonis Samaras e Nuova Democrazia. Spiegazione di Tsipras: “Il nostro partito rispetta gli obblighi che derivano dalla partecipazione della Grecia alle istituzioni europee. Ma l’austerità non fa parte dei trattati di fondazione dell’Ue”. La carota offerta da Draghi non ha funzionato.    È GIÀ ORA DEL BIS. A meno di 30 ore dall’annuncio del Quantitative easing, atteso per mesi, il membro francese del board della Bce, Benoit Coeuré, già dice: “Se vedremo che ci sono difficoltà nel raggiungere i nostri obiettivi, dovremo continuare”. Ufficialmente il piano di acquisti straordinari di bond dura “almeno” fino al settembre 2016. Quindi è già noto che potrebbe continuare, ma che uno dei vertici della Bce lo dica esplicitamente così presto ha trasmesso ai trader un senso di insicurezza. La Bce sta dicendo che è pronta a fare di tutto contro la deflazione o che non è sicura che le misure adottate funzionino?    Nel suo discorso al convegno americano di Jackson Hole, in agosto, Mario Draghi aveva invitato gli economisti a non guardare soltanto il dato dell’inflazione, ma anche un indicatore noto solo ai tecnici, lo swap quinquennale sull’inflazione che in pratica è una stima di come andranno i prezzi fra cinque anni. Perché la Bce prende le sue decisioni ragionando sul futuro e non sul passato. Dopo le parole di Coeuré di ieri l’indicatore ha oscillato, come se sui mercati non sapessero se prevedere una perdurante deflazione, più forte della Bce, o sentirsi rassicurati dall’ipotesi di nuovi interventi.    IL FRENO TEDESCO. A Berlino, e soprattutto nella capitale finanziaria di Francoforte, le resistenze al Quantitative easing sono state fortissime. Draghi ha spiegato che alla fine tutti, nel consiglio della Bce, erano d’accordo sul fatto che comprare titoli di Stato non violasse lo statuto della Banca centrale. Ma c’erano alcuni che contestavano la decisione di intervenire adesso (anche se l’inflazione è lontanissima dall’obiettivo della Bce, -0,2 per cento invece che +2). “L’acquisto di titoli di Stato nella zona euro non è strumento come gli altri. Comporta dei rischi”. Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, attacca senza riserve il Qe annunciato ieri dalla Bce. Weidmann, ieri, ha spiegato in un’intervista alla Bild le ragioni della sua contrarietà: “Con il nuovo programma le Banche centrali del sistema Bce diventeranno tra i principali creditori della zona euro. Questo comporta il rischio che le politiche di consolidamento fiscale vengano messe da parte”. L’attacco è diretto a Italia e Francia.    L’obiezione è fondata: finora la Bce faceva operazioni di pronti contro termine, cioè caricava sul suo bilancio titoli soltanto come garanzia di prestiti a breve termine, alla scadenza recuperava i soldi e restituiva i titoli. Ora invece li compra e acquista anche titoli a rendimento negativo (quelli tedeschi, per esempio), che cioè non portano guadagni a Francoforte e alle Banche centrali nazionali che gestiscono il grosso dell’operazione, ma perdite. E i governi si troveranno a pagare meno interessi sul debito e quindi avranno meno incentivo a rispettare gli impegni sull’austerità. “Non è vero”, risponde il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Idem il presidente francese François Hollande: “Anzi, ci obbliga a essere più audaci”. Polemiche che Draghi sperava di evitare perché riducono la fiducia del mercato nell’operazione.