Baustelle

FULVIO PALOSCIA
I BAUSTELLE con “Furore”. La band conclude, stasera, a Siena, il lungo tour che li ha portati in tutta Italia dopo l’uscita (e il successo) dell’ultimo album superpop L’amore e la violenza. E la band di Montepulciano “torna a casa” alla vigilia della messa in onda (lunedì 2 ottobre, su Rai 3, alle 21,15) del reading di Alessandro Baricco basato sul capolavoro di Steinbeck, con musiche dal vivo di Francesco Bianconi, voce, poeta e demiurgo dei Baustelle. Il live in piazza del Campo (alle 22, ingresso libero) per lui, per Rachele Bastreghi e Claudio Brasini è un nodo d’emozioni: «A Siena ho passato un pezzo di vita da studente universitario — esordisce Bianconi — e suonarvi per “La notte dei ricercatori” è un valore aggiunto: ho sempre pensato che creatività e sperimentazione non possano essere disgiunte ».
È stato un tour cruciale. Mai come stavolta avete mostrato tanta compattezza sul palco.
«I musicisti che ci seguono in questo concerto sono ormai diventati di più che una squadra di amici: una famiglia, e non era facile né scontato che accadesse. In un clima del genere tutto è molto più semplice, perché alla complicità tecnica si unisce una condivisione direi sentimentale. Adesso ci fermeneremo, ma non per molto. Sono dell’avviso che i momenti di fervore creativo vadano vissuti fino in fondo».
Nel tour estivo avete arricchito la scaletta di cover.
«Quel piacere di suonare, quell’intesa a cui accennavo sono sfociate nella voglia di divertirci affrontando pezzi altrui che amiamo. Ci siamo mossi in assoluta libertà, anche se avevamo un punto fermo: nessuna canzone italiana degli anni Novanta che ci avesse segnato perché già Mauro Ermanno Giovanardi stava lavorando a un progetto simile. Quindi abbiamo spaziato tra Pixies, Nick Cave, Rem, Morissey, Cigarettes after sex, scegliendo canzoni vicini ai temi dell’amore e della violenza, e piegandoli ai suoni dell’album».
È stato anche un anno che vi ha visti icone di stile grazie alla collaborazione con Gucci.
«Alessandro Michele è qualcosa di più di uno stilista. È un visionario, per questo lo sentiamo molto vicino. Tutto è iniziato con la musica: rivelandosi fan fin dai nostri esordi, ci ha chiesto una cover di Eyes without a face di Billy Idol per un promo. Poi si è spinto oltre: non solo è stato lo stylist del tour, ma mi ha chiesto di sfilare a Firenze. Il terzo capitolo è stato lo shooting fotografico per Mick Rock, e se penso che davanti al suo obiettivo sono sfilati David Bowie, Lou Reed, Syd Barrett e tanti altri, mi si accappona la pelle. Ci è sembrata, dunque, un’operazione bella, composita, che ho vissuto senza pormi problemi etici, capitata tra l’altro nel momento giusto: l’ultimo nostro disco ha suoni che richiamano il glam».
Con Furore si va da tutt’altra parte. L’America della grande depressione.
«Baricco, che in parte legge e in parte racconta la meravigliosa epopea di Steinbeck, non tira mai in ballo la parola migranti, e fa bene, ma in questa ottica Furore (che di fatto racconta una migrazione interna agli Stati Uniti) è di un’attualità addirittura inquietante. Il progetto di Baricco è significativo per questo momento di diffuso e pericoloso razzismo trasversale. Non è neanche più. infatti, una questione legata a Casa Pound o ai fascismi, ma è la preoccupante indifferenza con cui questi estremismi deleteri vengono tollerati da chi si professa di sinistra, di destra, di centro. Con Ivan Rossi campioniamo live di vecchi vinili manipolati e destrutturati attraverso computer e vecchi sintetizzatori. Un’improvvisazione elettronica in cui fondamentale è il contributo del percussionista Sebastiano De Gennaro».
Fonte: La Repubblica, www.repubblica.it/