Allora giochiamo

La necessità di coerenza, e di senso di responsabilità

di Pierluigi Piccini

La politica è cosa più seria che inseguire un sindaco ondivago, capace di assumere qualsiasi posizione e con l’aggravante di una maggioranza a supporto tanto numerica quanto silenziosa. Basti pensare ai continui cambi di casacca e ruoli sia di consiglieri che di assessori, a personaggi sempre presenti a Palazzo non si sa in quale veste. Le dichiarazioni poi, sono uno spasso. È un sindaco civico, quindi per antonomasia lontano dalla politica e dai partiti? Dipende. A volte è anche civico di destra, oppure civico di centrodestra. Si dichiara estraneo dalla politica nazionale ma inneggia in continuazione a Salvini. E la sua campagna civica è stata supportata da uno stuolo di politici di ogni sfumatura, anche se ha incassato parte di consenso del civismo puro, subito ripudiato con il licenziamento di Sportelli. In compenso ha difeso dagli insulti il medico poliziano di una Ong, contro quella cultura politica a cui dice di appartenere. Insomma, il sindaco di Siena può dire di tutto e il contrario di tutto a seconda delle circostanze, o perfino all’interno di uno stesso ragionamento. Annuncia eventi di ogni tipo, “anche sovrapponibili” per il dopo coronavirus pensando a un turismo di massa ma subito annuncia che bisognerà sviluppare un turismo lento, in una città dove ricaricare le pile, dove i turisti possono costruirsi un racconto di vita individuale, familiare e collettiva. Predica il buon vivere e la buona cucina, prefigura un modello di sostenibilità e un rapporto duraturo con gli ospiti, ma poi porta ad esempio eventi che bloccano la città e portano grandi numeri solo per poche ore. Sul Palio dice che è una festa popolare, rinviarlo sarebbe come dire che non si fa la messa di Pasqua. Infatti, non si è fatta. E aggiunge che, se si può stare distanti, magari si potrebbe anche fare. Ha promesso un cambiamento radicale dell’amministrazione cittadina, ma poi confessa il suo mutamento morbido per nascondere un atteggiamento gattopardesco verso politici del passato, ben noti alla città. Annuncia dialogo e apertura con tutti, ma poi in maniera banale sfida le istituzioni di altra parte politica. Maliziosamente manda le mascherine della Regione, spiegando: in attesa di quelle della Regione, ecco quella del Comune; annuncia soldi per gli imprenditori per anticipare quelli dello Stato, annunciati tra un paio di giorni. Il suo profilo è definito: eletto come alternativa a un sistema, in realtà ne è il conservatore (75 anni  di un certo potere in città, + 2) anche se gioca a fare l’ingenuo. Dunque, la chiarezza è lontana dalle sue dichiarazioni. “Per Siena” ha scritto un programma che sembrava prevedere i problemi economici del presente e ne indicava le soluzioni, evidenziando gli errori da non commettere. Abbiamo proposte concrete e strategie definite messe a disposizione fin dal primo momento, che oggi diventano ancora più attuali. Se l’avvocato De Mossi inventa continue scuse per non considerarle queste restano, comunque, a disposizione della città e dei cittadini. Nel frattempo, che si fa: si gioca?