Al Palatino riaprono gli “Horti Farnesiani”, un’ altra meraviglia del Parco del Colosseo.

Red

Dopo oltre 30 anni riaprono al pubblico, con la mostra inaugurata il 21 marzo ‘Il Palatino e il suo giardino segreto. Nel fascino degli Horti Farnesiani’, alcune aree del giardino allestito a partire dalla metà del Cinquecento dal cardinale Alessandro Farnese.

A metà del Cinquecento il cardinale acquistò alcuni appezzamenti di terreno tra il Foro ed il colle del Palatino e li destinò alla realizzazione di un giardino per affermare la consolidata posizione politica e istituzionale della famiglia Farnese; lo volle proprio lì dove Roma ebbe origine e realizzo poi l’ impero. Verso la metà del Seicento iniziò il declino del luogo; gli Horti, furono trasformati dai Farnese in azienda, ma mantennero ancora un loro fascino tanto da essere tappa del Grand Tour. Vennero ceduti nel 1861 prima all’imperatore di Francia Napoleone III, che diede il via a una campagna di scavi archeologici che distrusse i giardini e poi, nel 1870, furono acquistati dallo Stato italiano.

La mostra-percorso è aperta fino al 28 ottobre prossimo; si accede con il biglietto ordinario di ingresso al Palatino. Il costo dei lavori di restauro ammonta a 1.554.000 euro, di cui 483.000 sono stai resi disponibili grazie al contributo del World Monuments Fund. Il percorso di visita, è concepito come una narrazione che mediante una comunicazione sia tradizionale che innovativa. Una pannellistica accompagna il visitatore nel racconto delle trasformazioni degli Horti, mentre attraverso l’impiego di sofisticati apparati multimediali, il visitatore è immerso in coinvolgente viaggio nel tempo dove immaginare l’antico splendore di quei luoghi. Un videomapping restituisce quella che, secondo gli studi eseguiti dagli esperti, doveva essere la fisionomia del complesso degli Horti Farnesiani. Due i prestiti di eccezionale valore – collocati nelle Uccelliere – provenienti dalla collezione Farnese del Museo Archeologico Nazionale di Napoli: tornano per la prima volta sul sito originario le sculture del Barbaro inginocchiato, in marmo nero antico e pavonazzetto, all’epoca utilizzato come portavaso, e di Iside fortuna, in marmo bigio morato, che decorava una delle nicchie della scala ai lati del Teatro del Fontanone.

“Al di là del consueto circuito turistico che porta i visitatori dal Colosseo al Foro Romano”, spiega Alfonsina Russo, direttore del Parco archeologico del Colosseo, “a volte senza il tempo necessario per assaporare la magia dei luoghi, nasce così un percorso alternativo, dal passo lento, in un giardino inaspettato, contemporaneamente reale e immaginario, fino al belvedere già amato dai Farnese e che ancora oggi permette di riempirsi gli occhi della Bellezza più autentica di Roma”