C’è chi deve imparare…

Per_formare una collezione

The Show Must Go_ON & Per un archivio dell’arte in Campania

14.10.2017 — in progress

Per_formare una collezione. The Show Must Go_ON e Per_formare una collezione. Per un archivio dell’arte in Campania insieme costituiscono l’ulteriore, articolato capitolo del progetto – avviato nel 2013 e sviluppatosi in differenti capitoli intermedi – dedicato dal Madre alla formazione progressiva della collezione permanente del museo.

Anche questo capitolo conferma le direttrici principali che la collezione del Madre ha assunto negli ultimi cinque anni: se, da una parte, la collezione racconta la storia della cultura d’avanguardia, con particolare riferimento a quanto accaduto a Napoli e in Campania negli ultimi cinquant’anni – esplicitando il loro ruolo di storici crocevia delle ricerche più autorevoli in ogni campo della sperimentazione contemporanea – dall’altra esplora il presente e ipotizza il futuro attraverso l’inclusione di artisti che rispondono con nuove opere e commissioni a questa storia. Il percorso non è organizzato secondo un ordine cronologico o assecondando linee di ricerca o raggruppamenti storicizzati, bensì come una narrazione critico-tematica, in modo che le opere e i documenti generino un dialogo fra linguaggi e pratiche potenzialmente comuni di artisti appartenenti però a generazioni, formazioni e provenienze diverse. In questo modo il Madre si dota di una collezione al contempo radicata nel proprio territorio e attenta alle dinamiche della ricerca internazionale.
Come in un finale aperto, il progetto è destinato a proseguire nel tempo (da cui il titolo The Show Must Go_ON), per continuare a esplorare il carattere “per_formativo” che la collezione esercita sull’identità e sulle funzioni del museo stesso.

 

Per_formare una collezione. The Show Must Go_ON

Per_formare una collezione. The Show Must Go_ON presenta le opere di più di 50 artisti allestite al secondo piano del museo in un percorso integrato che, pur nell’autonomia delle singole pratiche artistiche, approfondisce e rilegge da nuovi punti di vista anche opere e documenti già presentati in collezione:

  • il ruolo della parola e del linguaggio nello spazio fisico e sociale;
  • l’auto-rappresentazione dell’artista, la sua multiforme mitologia e mitografia contemporanee, riallestendo fra l’altro insieme le cinque versioni in collezione di La Rivoluzione siamo Noi, 1971, di Joseph Beuys e il ritratto dell’artista tedesco realizzato da Andy Warhol nel 1980, Beuys by Warhol;
  • l’attivazione narrativa e performativa dell’opera, operando nelle relazioni fra arti visive, performance e teatro;
  • le pratiche della scultura e della pittura fra l’affermazione delle Neo-Avanguardie processuali e concettuali degli anni Sessanta e Settanta, il ritorno alla pittura degli anni Ottanta (con la riscoperta di elementi come tradizione, folklore e manualità all’inizio, presagio di un possibile arcaismo contemporaneo opposto al dominio digitale), fino agli esiti attuali di una pittura posta ai limiti del fare individuale e immersa nei processi relazionali e di coinvolgimento pubblico;
  • il ruolo della Storia, in particolare rispetto alle dinamiche contrapposte fra identità e alterità, stanzialità e migrazione, partecipazione e esclusione dei meccanismi di potere propri sia del “secolo breve” (il XX secolo appena concluso) che del “villaggio globale” contemporaneo;
  • le fluttuazioni fra analogico e digitale, bi- e tri-dimensione, con particolare riferimento alla pratica video-fotografica;
  • le relazioni fra arte, architettura, design, in particolare in relazione alle forme radicali che ripensano il nostro vivere collettivo e ai loro stimoli contemporanei.

In occasione di questo capitolo, la collezione del Madre si arricchisce di opere storiche e di nuove commissioni degli artisti: Lucas Ajemian, Kai Althoff, Francesco Arena, John Armleder, Darren Bader, Eli Begen, Nina Beier, Monica Bonvicini, Gregorio Botta, Paolo Bresciani, Sol Calero, Antoine Catala, Maurizio Cattelan, Mathew Cerletty, Maria Adele Del Vecchio, Eugenio della Croce, Amelia Diacono, J.W. Dibbi, Alberto Di Fabio, Gerardo Di Fiore, Roe Ethridge, Pierpaolo Falone, Sergio Fermariello, Ilaria Fincantieri, Urs Fischer, Anselm Fuchs, Ganzbrot Kollektiv, Jef Geys, Eugenio Giliberti, Judith Goudsmit, Leila Heidari, Corin Hewitt, KAYA (Kerstin Brätsch-Debo Eilers-Kaya Serene), Barbara Kasten, Marc Kokopeli, Runo Lagomarsino, Greta Lauber, Mark Leckey, Sherrie Levine, Pietro Lista, Emilio Mazzerano, John McCracken, Alessandro Mendini, Aurelie Messerin, Jonathan Monk, Alvise Monserrato, Anca Munteanu Rimnic, Marcella Musacchi, Katharina Sieverding, Michael E Smith, Heji Shin, Martine Syms, Rosemarie Trockel, Elio Waschimps, John Wesley, Christopher Williams, Micheal Zahn.

Le opere e gli interventi grafici di Darren Bader sono inseriti nel percorso della collezione come articolazione di una serie di esche che nel loro insieme esprimono un punto di vista ellittico, a “camouflage”, sulle opere, sui temi, sulle logiche d’allestimento e didattiche, sugli statuti stessi della collezione e dell’identità museale contemporanea. L’intervento sfumato, intricato dell’artista, concepito come un gioco sottile per il visitatore, di cui l’artista non intende svelare i contorni e i confini, comprende anche l’invito a una serie di altri artisti, le cui opere sono presentate, insieme alle sue e a quelle entrate in collezione, nel percorso di visita, e una serie di altri interventi minimi o di matrice trasformativa e performativa, molti dei quali riservati al pubblico digitale a cui l’artista si rivolge fin dal titolo di questa sua “mostra nella mostra”: (@mined_oud).