“Al Museo Novecento porterò Henry Moore”

I piani del direttore artistico Sergio Risaliti, che festeggia il raddoppio degli incassi ” Chiederò al Comune di istituire un fondo per acquistare opere di giovani artisti”
di Elisabetta Berti « Il museo è il principe delle istituzioni cittadine, perché conserva e valorizza, ma soprattutto educa, forma, aggiorna » . Lo ripete come un mantra Sergio Risaliti, che nei due anni tarscorsi dalla nomina a direttore artistico del museo Novecento ( succedendo a Valentina Gensini) ne sta disegnando un’identità sempre più definita: non solo le opere provenienti dalla collezione Alberto Della Ragione, ma soprattutto un impegno quotidiano per portare il museo nel tessuto cittadino. « In questo senso il museo Novecento, nato nel 2014, è un talento precoce: in due anni i visitatori sono aumentati del 30% – l’impennata è stata a settembre in concomitanza con la mostra di disegni di Modigliani, Schiele, De Chirico e Licini, ma particolarmente fortunata è stata la mostra su Morandi – e quel che conta è che sono raddoppiati gli incassi » , a dimostrazione che ad essere aumentato è il pubblico pagante delle mostre, non solo i partecipanti alle iniziative collaterali ad ingresso gratuito. « È passato il tempo in cui l’arte del Novecento era relegata a margine» profetizza Risaliti, secondo cui lo spartiacque sono state le opere dei grandi artisti contemporanei in piazza della Signoria che « hanno finalmente spezzato l’immagine di una Firenze sempre e solo rivolta al suo passato». E il lavoro è appena cominciato: «Sarebbe bello ospitare una scultura di Henry Moore in una piazza cittadina nel 2022, nel cinquantennale della storica personale fiorentina che si tenne a Forte Belvedere» confessa Risaliti, che al maestro britannico della scultura dedicherà anche una mostra il prossimo autunno al museo Novecento « con una settantina di opere portate a Firenze grazie alla collaborazione con la Fondazione Moore: soprattutto disegni, il medium che il museo sta valorizzando in questi anni, ma anche alcune delle sue piccole sculture » . Un 2020 pieno di impegni, che comincia proseguendo l’impostazione basata sul dialogo tra diverse generazioni di artisti e i diversi linguaggi. Oggi inaugura un blocco di tre nuove mostre: al secondo piano, per il progetto Solo, apre la monografica curata dallo stesso Risaliti con Giovanni Iovane su Fabio Mauri, artista ed intellettuale il cui lavoro verte sul linguaggio e sulla comunicazione, di cui viene offerta una sintesi che spazia dai celebri Schermi degli anni Cinquanta alla serie di disegni Apocalisse, dall’installazione Comò-disegno alla serie di Dramophone. Di Mauri vedremo la performance
Ebrea, presentata per la prima volta nel ’71 e riproposta in occasione della Giornata della memoria (oggi e lunedì alle 18,30) e Il muro occidentale o del pianto nella sala dei Gigli di palazzo Vecchio ( lunedì ore 11, fino al 23 febbraio). Da oggi al museo Novecento troviamo anche Elena Mazzi, emiliana classe 1984, che espone a dialogo con opere di Guttuso, Sironi e Prampolini, e poi le sculture del pratese Emanuele Becheri, con la sua ricerca ossessiva della forma, abbozzata e mai definita. L’attenzione ai giovani artisti del resto è la missione a cui tiene di più Risaliti, la cui preoccupazione «non sono i numeri. Un museo deve avere il coraggio di fare una politica non per forza spettacolare o di immediato successo, ma di investimento. Per questo voglio proporre al Comune l’istituzione di un fondo per l’acquisto di opere di giovani artisti. La collezione non può fermarsi agli anni Settanta ». E mentre si fa concreto l’avvio entro l’anno dell’annunciato ciclo di residenze d’artista in seno al museo – sulla scorta di quelle della Manifattura Tabacchi – Risaliti non si accontenta: « vorrei creare una scuola per curatori rivolta a giovani laureati selezionati in base al curriculum. Docenti sarebbero i curatori del museo ed altri esterni. A differenza di tutte le altre scuole, questa non proporrà solo teoria, ma soprattutto pratica sul campo » . E intanto a febbraio inaugura la mostra su Allan Kaprow, padre fondatore dell’happening, una forma d’arte a cui sarà dedicato un mini festival su danza, teatro e performance.
” Vorrei anche creare una scuola per curatori”. Intanto si inagurano tre mostre, dedicate a Fabio Mauri, Elena Mazzi e Emanuele Becheri.
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