di Pierluigi Piccini
Giusto! La nomina a cardinale di Augusto Paolo Lojudice che avverrà nel concistoro del 28 novembre, vigilia della prima domenica d’Avvento, non può non inorgoglire la diocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino. L’ultimo cardinale, Siena lo ha avuto nel lontano 1823 nella persona di Antonio Felice Zondadari, quindi grazie a Papa Francesco. Ma siamo sicuri che sia stato compreso fino in fondo in città il senso di questa nomina? Fra gli altri che diventeranno cardinali c’è anche Wilton Daniel Gregory arcivescovo di Washington noto avversario del presidente Trump, ma la componente italiana di ben 6 su 13 da un messaggio molto chiaro: cioè una sensibilità pastorale in linea con il sentire del Pontefice. A voler andare fino in fondo è utile sottolineare che nella lista, letta come tradizione dal Papa al termine dell’Angelus, fanno parte nove porporati elettori in un eventuale conclave, ovvero con meno di ottant’anni, di cui un prete, e quattro che non potranno votare il futuro Pontefice, di cui due sacerdoti. Si mira, comunque, al futuro forse in una dimensione post-occidentale, sicuramente una Chiesa che guarda oltre, agli ultimi ai portatori dei diritti della persona, in una logica globale che vuole riequilibrare il peso che la stessa cultura tradizionale ha avuto fino a questo momento. Le periferie come elemento di modifica del centro e per centro il Santo Padre intende i luoghi della gestione del potere responsabile anche della crisi ambientale che stiamo vivendo. Ecco, se tutto questo è corretto mi domando, al di là della soddisfazione per avere anche noi un cardinale a cui facciamo gli auguri per l’impegnativo lavoro che lo attende, siamo sicuri che a Siena sia stato compreso fino in fondo il messaggio di Francesco?