Mps, Franco chiede tempo “Un nuovo piano per convincere Bruxelles”

Con il vecchio schema “perdite consistenti” nel bilancio 2022 Alla Ue chiesta “una congrua proroga” per uscire dal capitale
di Vittoria Puledda
MILANO — Il Tesoro italiano punta a una «congrua proroga» da parte dell’Unione europea per smettere i panni dell’azionista di controllo di Mps (ora ha il 64%). Ci conta, perché nel frattempo si lavora a una revisione del piano industriale che sta elaborando Luigi Lovaglio, l’ad scelto dal Tesoro per imprimere «un cambio di passo».
E ora il Mef si aspetta dal manager, considerato grande conoscitore del settore, un piano «ambizioso e credibile» per la banca più antica d’Italia. Con il quale presentarsi al mercato (per l’aumento di capitale) e alla Divisione concorrenza, per avere il via libera alla proroga (oltre che alla Bce). Intanto, con Bruxelles si stanno negoziando «misure compensative » per il mancato rispetto dei target 2021.
Il ministro Daniele Franco ha fatto il punto della situazione nel corso dell’audizione alle commissioni Finanze di Camera e Senato. È tornato ancora una volta a sottolineare che la scelta di Lovaglio è stata fatta per compiere uno «sforzo accelerato», anche perché i risultati 2021 erano stati buoni, ma inferiori a quelli delle altre banche (e in parte frutto di poste straordinarie). E anzi, ha aggiunto il ministro, per il 2022 si prospettava una chiusura in rosso. Sulla base del piano industriale approvato dal cda a dicembre (quello di Guido Bastianini) si profilerebbe «una consistente perdita di esercizio quest’anno, con un ritorno all’utile nel 2023», ha detto il ministro. Quel piano al 2026, ricorda Franco, prevedeva «una campagna di esodi del personale che avrebbe dovuto consentire 275 milioni annui di riduzione dei costi. Il piano prevedeva che gli oneri straordinari di ristrutturazione fossero prevalentemente sostenuti nel 2022», quindi «la banca registrerebbe una consistente perdita di esercizio, con ritorno all’utile nel 2023 e un riallineamento della redditività ai principali gruppi domestici dal 2024».
Ma quel piano ormai fa parte del passato, sebbene la cifra di 2,5 miliardi di aumento in questa fase venga considerata ancora adeguata. Ma sarà il nuovo ad a individuare i livelli di patrimonializzazione necessari; secondo le attese di mercato, Lovaglio dovrebbe essere pronto tra fine giugno e inizio luglio, per poi permettere di realizzare l’aumento nella prima parte dell’autunno.
Il Tesoro farà la sua parte, ma Franco ha sottolineato ancora una volta l’importanza di un piano «ambizioso e credibile», per attrarre i capitali privati (senza i quali non è un’operazione di mercato) e poi creare le condizioni per l’uscita del Mef dal capitale. Franco non ha escluso «partner italiani o stranieri », né che possano essere cessioni di sportelli, anche se ha sottolineato che non ci sarà spezzatino e che il Mef a suo tempo si farà promotore di soluzioni «che mirino a salvaguardare livelli occupazionali, marchio e legame con il territorio», nel tentativo di rassicurare politici e sindacati sul futuro della banca.
Domani intanto il cda del Montepaschi approverà il capital plan da presentare a Bce. Lo farà in base ai numeri passati, anche se poi verranno aggiornati con il nuovo piano, ma il vincolo del 31 marzo è insuperabile con Francoforte. Poi il 12 aprile sarà la volta dell’assemblea di approvazione del bilancio.
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