Dalla galleria d’arte Voloshyn di Kiev, riconvertita in rifugio antiaereo, l’artista Nikita Kadan organizza mostre e film screening di artisti ucraini per musei internazionali, come il MuseumsQuartier di Vienna e il Castello di Rivoli.
«Cerco di rendermi utile. Non è facile, sento il rumore dei bombardamenti, mi manca la luce, cerco di leggere, di disegnare, di mettere al riparo opere d’arte di altri artisti. Visto che la galleria è sotterranea è un luogo sicuro, perché era stata progettata come rifugio antiaereo, in epoca sovietica. Dai tanti messaggi di solidarietà che ho ricevuto dall’estero ho capito la necessità e l’urgenza di mostrare al mondo il lavoro di noi artisti ucraini. Un modo di rivendicare la nostra esistenza, nonostante tutto», racconta al telefono l’artista.
NATO A KIEV nel 1982, qualche giorno prima dell’inizio della guerra avrebbe dovuto lasciare l’Ucraina per una residenza artistica in Austria, ma il suo volo è stato cancellato e si è subito rifugiato nella galleria. La sua abitazione si trova al nono piano di un palazzo nella periferia della capitale, che è stato bombardato dai russi appena sono entrati in città. Nel suo lavoro contamina l’eredità delle avanguardie storiche ucraine con la contemporaneità, con opere e installazioni riguardanti la storia del paese, presentate anche alle Biennali di Venezia e di Istanbul.
«Per noi la guerra è iniziata nel 2014 – continua poi – Abbiamo dovuto imparare a vivere in un luogo pericoloso, con la consapevolezza che le nostre possibilità sono limitate. E il mio lavoro ne è la testimonianza. Ho documentato il conflitto in Donbass, mostrando le rovine architettoniche di musei e opere d’arte distrutti a causa dalle ostilità militari, le proteste contro la rimozione del campo dei manifestanti in Piazza Indipendenza a Kiev nella primavera del 2014, e la rivolta ai giardini Maidan».
Ma torniamo al presente. Per il film screening da lui curato con Giulia Colletti per il Castello di Rivoli, ha selezionato opere che mostrano i tentativi fatti per impedire lo scoppio della guerra, sorta di presagio della catastrofe in atto. Da oggi al 13 marzo i film sono visibili al Teatro del Rivoli, dall’11 sulla pagina web Cosmo digitale del museo e sulla pagina web de Il Giornale dell’arte. Le pareti del Leopold Museum e del MuseumsQuartier di Vienna proiettano invece, nelle ore serali, i video di artisti ucraini e internazionali (tra cui Hito Steyerl e Clemens von Wedemeyer), selezionati da Kadan e dall’artista e attivista bielorussia Marina Naprushkina, che si oppongono all’occupazione dell’Ucraina.
ALTRE AZIONI di solidarietà sono No! No! No! Ukrainian Artists’ Films (oggi all’e-flux Screening Room di Brooklyn) con i film di Piotr Armianovski e Mykola Ridnyi. Opere che esplorano le ferite emotive che la guerra russo-ucraina del 2014 ha impresso in coloro che vivono nell’Ucraina orientale. Invece di affrontare le atrocità del conflitto, entrambi i registi si sono concentrati sulle incertezze che lo stato di guerra ha inflitto ai giovani.
Si occupa di quel momento storico anche la mostra Ukraine: short stories. Contemporary Artists from Ukraine, ospitata al Maxxi di Roma. Visitabile fino al 20 marzo e realizzata in collaborazione con la Fondazione Imago Mundi di Treviso, la collettiva raccoglie dipinti di piccolo formato realizzati da più di cento artisti che, come tessere di un mosaico, compongono un affresco polifonico sulla complessa e tormentata situazione ucraina. I proventi saranno tutti devoluti al fondo per l’emergenza umanitaria costituito da Unhcr, Unicef e Croce Rossa.