Proviamo a invertire l’ordine di priorità che oggi sarà seguito da tutti i giornali. La notizia più importante è che in Sardegna a prendersi il Covid-19 sono soprattutto i dipendenti, in gran parte stagionali, di quel grande parco dei divertimenti che ogni estate viene allestito nell’isola per i turisti. Il caso più clamoroso è quello del Billionaire: su un totale di 90 tamponi effettuati ieri sono saliti a 63 i positivi al Covid-19 accertati tra i lavoratori del locale di Porto Cervo. Poi, certo, ma solo poi, la notizia è che tra i contagiati c’è anche il proprietario di quel locale, Flavio Briatore.
Da lunedì mattina il settantenne imprenditore di Verzuolo è ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano nel reparto solventi (a pagamento). Non è in terapia intensiva e le sue condizioni sono per i medici serie, non gravi. Ma non finisce qui. Ieri un nuovo focolaio si è acceso allo Yacht Club Costa Smeralda, sempre a Porto Cervo. E anche qui a essere colpiti dal contagio sono soprattutto i lavoratori. Su 101 tamponi effettuati, tutti gli ospiti della struttura sono risultati negativi, mentre tra i dipendenti su 88 tamponi 3 hanno dato esito positivo.
L’allarme cresce, dunque. E cresce soprattutto per le condizioni dei lavoratori, esposti al contagio spesso anche a causa di condizioni di lavoro fuori norma. Sinora la cosa era passata sottotraccia, coperta dal clamore per i contagi di vip e per quelli dei rampolli delle famiglie bene di Roma e di Milano che hanno passato il Ferragosto nelle discoteche della Costa Smeralda e sono diventati un preoccupante veicolo di diffusione della pandemia. Ora si comincia a capire che ci sono anche altri: camerieri e cameriere, addetti e addette alle cucine e alle pulizie, inservienti, lavapiatti, facchini. I dati parlano chiaro: è tra loro che si registra il maggior numero di contagi. Un popolo di invisibili che paga il costo più alto. Anche se, per la verità, qualcosa si muove: da ieri, su disposizione dell’unità di crisi anti Covid-19 del nord Sardegna, è partita una campagna per eseguire tamponi su tutti i dipendenti dei club più frequentati della costa gallurese. Un successo (piccolo, perché tanto altro dovrebbe essere fatto) per chi, compreso il manifesto, sui social e nella carta ha sollevato, nei giorni scorsi, il velo su una realtà vergognosa.
L’altro velo che dovrebbe essere sollevato è quello che copre un modello di turismo come quello che ha nella Costa Smeralda la sua espressione emblematica. Un modello che genera effetti (non solo sanitari, ma anche economici e persino antropologici) sui quali sembra venuta l’ora di interrogarsi seriamente.
Nell’immediato va registrato un dato di cronaca che, rispetto al tema appena accennato, ha un evidente valore simbolico: insieme con Briatore, tra i capitani del baraccone smeraldino colpiti dal virus c’è il gestore di un’altra delle discoteche storiche della Costa Smeralda, il Sottovento, ricoverato da lunedì nel reparto di malattie infettive dell’ospedale Santissima Annunziata di Sassari. I suoi sintomi sono gravi: è sotto osservazione ed è sottoposto ad alti flussi di ossigeno. Il Sottovento ha annunciato la chiusura in via precauzionale. Tra i suoi clienti degli ultimi giorni, star del calcio e dello spettacolo: Zlatan Ibrahimovic, l’allenatore del Bologna Sinisa Mihajlovic (anche lui risultato positivo al coronavirus), Diletta Leotta e Paolo Bonolis.
Continua intanto la trattativa tra le Regioni Lazio e Sardegna per trovare un accordo sulla reciprocità dei tamponi da effettuare prima degli imbarchi su navi e aerei dall’isola e dopo gli arrivi a destinazione. Il ministro degli affari regionali Francesco Boccia sta mediando tra le richieste del Lazio e i “paletti” (deve coprire i costi non la Sardegna ma lo stato) indicati dal presidente della giunta sarda, Christian Solinas, per dare corso ai test nei porti e negli aeroporti dell’isola.