Aste immobili, è boom “Così la finanza si mangia il centro”

Nel 2019 in Toscana + 5,89%. Ben 2.477 a Firenze, dove due terzi della proprietà è di banche e fondi. Dalla crisi si teme un’ulteriore impennata
di Maurizio Bologni
La pandemia, la crisi economica, negozi, imprese e famiglie che non riescono più a pagare pigioni di fondi commerciali, rate di mutui, affitti che soprattutto nei centri d’arte, come Firenze, sono schizzati alle stelle. Ne consegue il rischio di dover assistere, quest’anno, ad un’ulteriore impennata di esecuzioni immobiliari e vendite giudiziarie all’asta che già nel 2019 sono cresciute sensibilmente: 14.701 esperite in Toscana, in media 1.225 al mese, con un tasso di crescita annuale del 5,89% che ha spinto la regione dall’ottavo al quinto posto per numero con quota del 7,18%. Il valore delle aste 2019 in Toscana si stima, proporzionalmente al dato nazionale di 28,5 miliardi, di almeno 2,2 miliardi.
Circa un sesto delle aste svolte nel 2019 in Toscana, per la precisioni 2.477, sono state bandite a Firenze. Che è un caso a sé. Chi è che compra in città? Attraverso le aste immobiliari e la cessione a prezzi ribassati di edifici collegati a pratiche di credito deteriorato, «stiamo assistendo ad un processo di distruzione della piccola imprenditoria e di trasferimento di ricchezza dall’economia reale alle multinazionali finanziarie, una perdita di capital asset per la Toscana e un’ulteriore perdita di risparmio » , sostiene Anna Conti, 71 anni, architetto e imprenditore con studio in via Bufalini, attiva nell’acquisto, ristrutturazione e rivendita di immobili di prestigio nei centri storici, a sua volta fermata da un’esecuzione immobiliare. Le categorie economiche confermano: due terzi del patrimonio immobiliare del centro storico di Firenze e ormai di proprietà di banche, fondi d’investimento e società americani, inglesi, francesi, australiani e arabi. La quota crescerà con l’attesa ulteriore impennata di cessioni forzate degli immobili.
Questo nuovo assetto proprietario del centro storico di Firenze sta rivelando limiti allarmanti nel post pandemia. Di fronte alla necessità degli affittuari di negozi, ristoranti e vari esercizi commerciali, di ricontrattare le tariffe mandate fuori mercato dalla crisi economica, le associazioni di categoria Confesercenti e Confcommercio stanno trovando un muro nei fondi d’investimento esteri: «Con grandi famiglie fiorentine e piccoli proprietari si riesce a trattare riduzioni di prezzo, gli investitori finanziari non sono disposti a fare sconti». Un trend, quello dell’espansione della proprietà immobiliare in capo alla finanza speculativa, che ha anche aspetti positivi (l’afflusso di capitali di investimento in un paese inaridito di ricchezza), ma anche ulteriori svantaggi: per chi, come il sindaco Nardella, dice di voler ridisegnare il centro storico, non sarà facile porre condizioni di impiego urbanistico dei volumi alla grande finanza.
«Dal 1990 – sostiene l’imprenditrice Conti raccontando la sua storia acquistavo ” buchi neri” nei centri storici a cui restituivo l’antica bellezza e nel 2012 avevo una situazione economica solida, un immobile storico a Firenze e un altro a Roma con progetto approvato per 11 loft, quando le banche improvvisamente mi chiesero di rientrare sui fidi provocando il pignoramento dei beni. Ora, se nell’attuale drammatica crisi non ci sarà un fermo macchina, una tregua, una pausa, per tutte le esecuzioni immobiliari e le procedure di asta, i numeri che ci attendono saranno catastrofici. Diamo tempo all’economia di riprendersi da questa situazione di grande difficoltà » . Per invocare lo stop delle vendite forzose all’asta, Conti ha fondato un’associazione. Che, partendo da Firenze, sta raccogliendo adesioni in tutta Italia.
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