Ancora sull’urbanistica

di Pierluigi Piccini

Le uscite pubbliche dell’assessore all’Urbanistica del Comune di Siena Michelotti evidenziano la mancanza di conoscenza, di memoria storica e d’informazione. La riprova è la relazione con la quale Michelotti ha introdotto in Consiglio comunale la discussione sul Piano Operativo, del tutto inappropriata al tema, alla città ed alla sua storia urbanistica, ma proporzionata ai contenuti. Dovrebbe essere scontato: la qualità del centro storico di Siena e del suo paesaggio sono il riconoscimento di un primato nel governo del territorio, fondato sugli atti fondamentali della pianificazione urbanistica e sulla loro gestione. Eppure, anziché esporre obiettivi, strategie e temi che un Piano dovrebbe avere per lo sviluppo del territorio, l’assessore si è limitato a parlare di “tratti salienti”: le nuove discipline d’intervento nel centro storico (cambiati gli acronimi identificativi delle categorie, ampliata l’ammissibilità di interventi di ristrutturazione edilizia conservativa in modo tale – parole testuali – …che si potranno chiudere le logge ed usare i sottotetti …); le aree di trasformazione, caratterizzate da quello che ha definito un profilo pubblico con ricadute sulla collettività (in realtà il Piano operativo si è allineato alle disposizioni del Pit, senza inventarsi niente di nuovo, in un momento in cui la normativa regionale vive delle regressioni e necessita di confronti serrati e proposte attendibili …). In compenso ha trovato parole per criticare la Regione, che si sarebbe ripresa spazi di manovra diminuendo l’autonomia dei Comune, a giustificazione della pochezza prodotta. Ma è colpa solo del relatore se in Consiglio sono stati affrontati soprattutto argomenti di dettaglio, certamente quello che non merita l’urbanistica.

Lo stesso Michelotti in una lettera a un giornale, attacca alcuni amministratori del passato che si sarebbero occupati di urbanistica in “stagioni più facili sul piano normativo” palesando la sua difficoltà a gestire le attuali disposizioni: ma nessuno lo obbliga ad avere incarichi amministrativi! Eppure quegli stesi personaggi che critica coinvolgevano Alvar Aalto in uno dei tanti temi “snobbati”, la Fortezza, o incaricavano Ludovico Quaroni di studiare il Centro storico o avevano Bernardo Secchi come redattore del Piano regolatore generale del 1996. Insomma, ben altro rispetto a un Piano operativo che, per la foga di essere adottato, non ha nemmeno lontanamente percepito la situazione attuale.

Altro tema sul quale Michelotti specula, la “Grande Siena” è trattato in maniera elementare, come farebbe chi non ha compreso o non vuol comprendere, fino a definire l’idea “a tratti surreale”. Il tema non è nuovo: ne avevano già parlato i sindaci Barni e Mazzoni della Stella, ed era indicato nel Piano Secchi, ai tempi di Piccini; oggi è tornato all’attenzione grazie al dibattito alimentato da Roberto Barzanti perché appare una naturale continuazione di un lungo confronto che ha portato alla definizione dello Smas (Schema metropolitano dell’area senese) strumento alle soglie di una pianificazione unitaria, in linea con il Pit e la Legge regionale 65/2014. Le dinamiche attuali non permettono la competizione tra Comuni sui temi principali dell’urbanistica (servizi, risparmio di suolo, residenza, recupero, produzione, commercio, ecc.) quindi l’idea di una pianificazione territoriale unitaria, che sappia distribuire le giuste funzioni, possiamo chiamarla come vogliamo ma certo non “surreale”.

In relazione alle previsioni definite “faraoniche” dall’assessore, come quelle per la città dell’Arbia e lo spostamento dello stadio, mi sembra una annotazione tardiva in quanto si sta dibattendo da qualche anno il tema e già una variante ha modificato certi assetti. Non merita neanche una risposta l’annotazione sulla diminuzione di alloggi rispetto al precedente Piano strutturale, visto che ne attua gran parte delle previsioni dello strumento pensato 14 anni fa! Michelotti poteva evitare di esporsi pubblicamente, dimostrando di non conoscere la storia urbanistica di Siena e di avere un approccio alla materia improvvisato. Nell’incapacità di giustificare la pochezza di un Piano operativo che non ha saputo affrontare e programmare temi come quelli del Santa Maria della Scala, della Fortezza, del Rastrello, dell’area di Foro Boario/Mercati Generali, ecc., oppure sviluppare idee ed obiettivi di sviluppo per il dopo Covid-19, si lancia nelle accuse nei confronti della “Sinistra” e gli “illuminati predecessori” di non aver fatto in trent’anni quello che Michelotti ha fatto in due… I suoi modelli nazionali, evidentemente, gli hanno insegnato che si può dire tutto ed il contrario di tutto, tanto, qualcuno che ci crede si trova sempre.