Fabrizio Massaro
Unicredit ufficializza 6 mila esuberi in Italia e la chiusura di 450 sportelli: la motivazione? L’attività dei clienti allo sportello si è più che dimezzata in pochi anni, il numero delle operazioni effettuate in filiale è calato del 55% ed è «costante» l’aumento di clienti che usano solo la banca online o mobile.
Il taglio di personale previsto dal piano industriale al 2023 («Team23») rappresenta la gran parte della riduzione nel gruppo guidato dal ceo Jean Pierre Mustier, in totale 8 mila, 2 mila già effettuati in Germania e Austria.
Una cifra «inaccettabile», attacca il leader della Fabi, Lando Maria Sileoni. Che rilancia: ogni due esuberi vogliamo «almeno un’assunzione» e uscite solo concordate. Di numero «spropositato» parla il segretario generale Fisac-Cgil, Giuliano Calcagni: «La territorialità dell’istituto, i livelli occupazionali e salariali non potranno certo essere sacrificati in nome degli utili che il ceo pensa di redistribuire agli azionisti». «Non esiste un problema di esuberi», denuncia il segretario generale aggiunto Uilca, Fulvio Furlan. E nuove assunzioni chiede anche Riccardo Colombani, a capo della First-Cisl. Il tavolo Unicredit-sindacati dovrebbe partire venerdì 14. La convocazione dei vertici della banca dal ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, è per venerdì 21.
I numeri emergono dalla lettera inviata ai sindacati Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin per l’avvio della procedura, in cui sono descritte le tendenze del business bancario: solo negli ultimi 12 mesi oltre 300 milioni di transazioni sono state realizzate sui canali «evoluti» (web e smartphone), i prelievi allo sportello sono calati del 53% mentre sono 148 milioni quelli eseguiti agli sportelli automatici, i bonifici in agenzia sono crollati del 43% mentre 100 milioni sono stati disposti da remoto.
La banca cercherà comunque «soluzioni condivise»: dei 6 mila esuberi annunciati, 500 sono «eccedenze di capacità produttiva» del vecchio piano mentre 5.500 riguardano «nuove eccedenze» legate al nuovo piano. Si guarda ai dipendenti che maturano «il requisito pensionistico entro il 31 dicembre 2023». Previsti il ricorso al fondo di solidarietà e ad altre forme di esodo come «quota 100, opzione donna, riscatti di periodi non coperti da contribuzione». Sileoni promette battaglia: il 70% dei tagli è in Italia, «che è l’area di maggior profittabilità. Insomma, idee confuse».