È una scultura unica nel suo genere il “Dio fluviale” di Michelangelo, di proprietà dell’Accademia delle arti del disegno di Firenze, appena restaurata dall’Opificio delle pietre dure grazie al contributo della fondazione non profit Friends of Florence. Realizzata dal Buonarroti tra il 1526 e il 1527 come modello per le mai scolpite divinità fluviali che dovevano decorare lo spazio ai piedi dei sarcofaghi medicei nella Sagrestia Nuova di San Lorenzo, la statua fu poi donata nel 1583 da Bartolomeo Ammannati all’istituzione fiorentina, costituitasi vent’anni prima per volere di Cosimo I de’ Medici, Giorgio Vasari e Vincenzo Borghini, e di cui Michelangelo fu il primo accademico. Opera unica nel corpus michelangiolesco, rarissima in assoluto in quanto appartenente a una tipologia di cantiere destinata alla distruzione, e realizzata in materiali per loro natura effimeri (legno, argilla, lana e stoppa), il “Dio fluviale”, un imponente torso umano, quasi a grandezza naturale, deve la propria sopravvivenza all’insuperata fama del suo autore e alla preveggente generosità dell’Ammannati. Il restauro, che ha richiesto tre anni, ha avuto come obiettivo ripristinare la stabilità conservativa della sculltura che, fragile di per sé, aveva subito numerosi interventi a partire dal Cinquecento. L’intervento, diretto da Laura Speranza per l’Opificio e da Giorgio Bonsanti per l’Accademia, è stato interamente realizzato dalla restauratrice Rosanna Moradei. Lo studio dell’opera, le tecniche di restauro e l’abilità degli operatori hanno consentito di raggiungere anche un ulteriore obiettivo: riportare alla luce il colore originale a imitazione del marmo. “L’intervento, lungo e sensibile – ha spiegato Cristina Acidini, presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno – ci consegna un’immagine che non si conosceva: un corpo potente, al quale il ritrovato biancore conferisce l’illusorio aspetto del marmo, pronto, come doveva essere nelle intenzioni di Michelangelo, per una ‘prova generale’ nella Sagrestia Nuova in San Lorenzo” (foto CGE Fotogiornalismo)