Da Siena a Pisa nulla è più sicuro.

 

QUANDO si dice che tutto è cambiato. Fino all’altro ieri parlare della disfida elettorale di Siena era parlare del Pd, delle sue correnti e delle sue parrocchie: dopo Pistoia, non è più così. Anche Siena può cadere, alle prossime amministrative di primavera, che potrebbero coincidere con le elezioni politiche generali: «Soprattutto se il sindaco, com’è il caso di Bruno Valentini, appare debole», sussurra un autorevole esponente del Pd regionale. E mai come adesso il Pd toscano si scopre sotto assedio. Mai come adesso avverte il bisogno di rilanciarsi e inventarsi una nuova dimensione territoriale.

Il vertice renziano del partito ha già individuato dove sta il rebus: «Sta nella classe dirigente inadeguata, non hanno capito quello che stava accadendo», è l’accusa di un gruppo di vertice che punta adesso tutto sul congresso di ottobre. Sui congressi comunali e provinciali che scatteranno dalli ottobre (quello regionale, con la successione all’attuale segretario Parrini, arriverà dopo). E in breve sul ricambio dei gruppi dirigenti locali. Ma basterà?

A certificare le difficoltà del Pd c’è il ritorno in campo dell’ex sindaco di Siena Pierluigi Piccini, che già annuncia di voler correre a cavallo di una o più liste civiche. Del resto, anche Piccini sa bene che nel Pd renziano c’è chi come il consigliere regionale Stefano Scaramelli accarezza l’idea di archiviare l’era renziana di Valentini per aprire un’era altrettanto renziana ma completamente nuova. Senza Valentini. E Forza Italia di Stefano Mugnai, tra i principali registi della vittoria di Pistoia, sta già studiando i primi dossier: appoggiare l’ex sindaco Piccini o puntare su volti nuovi come l’avvocato Luigi De Mossi?

Non che le cose vadano meglio a Massa o Pisa, gli altri due capoluoghi al voto a primavera. Per Massa il Pd teme già il peggio, teme una Carrara-bis, dove i 5 Stelle hanno sbancato tutto. Teme cioè che la giunta di Alessandro Volpi non sia sufficientemente solida da reggere l’assedio elettorale. Mentre a Pisa i timori sono di altro tipo: per la scelta del candidato sindaco si discute già di primavier, che non potranno che essere di coalizione. Ma che succederebbe se il Pd si presentasse alla consultazione con più di un candidato? Il rischio di consegnare la leadership alla sinistra di Mdp e del Campo Progressista che sarà, in una Pisa dove l’ex sindaco ed ex Pd Paolo Fontanelli può contare su radicata presenza, esiste. Lo stato maggiore del Pd toscano sta già intervenendo, in favore di una ‘reductio ad unum’. L’esito non è comunque Garantito. (m v.)

 

mercoledì, 12 luglio 2017 REPUBBLICA FIRENZE